Conversazione di BCsicilia a Marianopoli su “civiltà della Tholos in Sicilia. presenze e significato per la valorizzazione dei beni culturali dell’entroterra”.
Appuntamento domani, sabato 10 agosto, a partire dalle 19.00 nella sala espositiva IconArte di Marianopoli a cui farà seguito la visita serale al museo archeologico regionale Ladolina.
La manifestazione è promossa da BCsicilia in collaborazione con il comune di Marianopoli, la galleria IconArte e con il patrocinio della regione siciliana. Dopo i saluti di Salvatore Noto, sindaco di Marianopoli e la presentazione di Angelica Loiacono, presidente della sede locale di BCsicilia, di Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di BCsicilia, e Luigi Gattuso, architetto e direttore dei siti museali ed archeologici del nisseno, si terrà l’intervento di Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte.
A partire dalla tarda età del Bronzo (1300-1100 a.C.) le comunità insediate nella Sicilia interna Centro-Meridionale recepiscono pienamente nel rito e nel culto la struttura funeraria della tomba ipogeica, che prende il nome di thòlos, il cui impianto architettonico più celebre è la Tomba di Agamennone/Tesoro di Atreo a Micene. E’ una contaminazione culturale dall’area egea che riconduce alle frequentazioni delle coste siciliane da parte della marineria micenea e cipriota, con una considerevole concentrazione di attestazioni che rende questo comprensorio un territorio notevole ed importante nel panorama della protostoria siciliana. Un’autentica civiltà rupestre “nascosta” ed invisibile all’osservazione distratta e superficiale del presente, sconosciuta spesso perfino ai propri abitanti, eppure sparsa diffusamente lungo il bacino del fiume Platani, l’antico Halykos del cuore della Sikania . Quasi una misteriosa “Terra di Mezzo” tolkieniana; margine, Limen e Limes, della “Mesogheia”/“Terra di Mezzo”, siceliota, con estensioni fino ed oltre il versante del fiume Salso, antico Himera.
Nelle importanti collezioni archeologiche dei musei visitabili fra il Salso ed il Platani, che documentano le culture indigene fino al contatto con i Greci ed oltre, sono presenti reperti singolari e numerosi che in particolare attestano nei luoghi di culto dei vari siti l’uso di modellini fittili di tempietti a thòlos. Sono generalmente datati dagli archeologi al VIII sec. a.C. ma documentano fasi d’uso cultuale e modelli reali di architettura sacra sicuramente più antichi, in considerazione del fatto che la frequentazione della marineria minoica, per il commercio dello zolfo, è attestata fin dal XVIII sec. a.C. alla foce del Platani. Sono impianti architettonici che riproducono recinti, capanne o edifici sacri a pianta circolare, con un foro apicale in corrispondenza del tetto, riccamente decorati a incisione nelle parti esterne, con schemi geometrici e motivi decorativi in uso nella ceramica coeva dell’ultima età del Bronzo/inizi età del Ferro, in Sicilia Centro-Occidentale.
In particolare è stato attestato dagli scavi archeologici nell’acropoli di Polizzello di Mussomeli che il complesso di edifici a pianta circolare del Santuario rimase in uso fino al VI sec. a.C. Si tratta dunque di un segmento importantissimo della Storia dell’Architettura antica siciliana ancora totalmente sconosciuto al pubblico più attento, che merita pertanto di essere narrato. E’ quello che farà Carmelo Montagna nell’occasione: raccontare di questa inedita “Via delle thòloi”; un aspetto di grande fascino e bellezza della Sicilia sconosciuta, che ha almeno sette secoli di “grande storia in più” da mettere in evidenza rispetto a quella genericamente “Greca”, che conosciamo dai testi divulgativi ufficiali.
Cioè: quando arrivò il processo di inculturazione greco presso le culture indigene, attorno al VI sec. a.C., le nostre strutture ed i reperti thòloidi erano già “archeologia”.