Andrea Camilleri, 93 anni, il papà del commissario Montalbano, è morto. Da tempo ormai il maestro siciliano, nato per raccontare storie, era ricoverato in ospedale
Nonostante la malattia che gli impediva di scrivere, si faceva guidare sulla pagina bianca dalla sua fedele assistente, Valeria Alferj, depositaria della lingua e dei segreti di Montalbano. Continuava a raccontare le sue storie e a interpretarle come quando è salito sul palco del teatro greco di Siracusa per impersonare Tiresia, l’indovino tebano cieco che nell’Odissea indicò a Ulisse la via verso casa.
Prima del ricovero in ospedale, Camilleri stava preparando il suo debutto alle antiche terme di Caracalla con lo spettacolo Autodifesa di Caino. E lo faceva, soprattutto, dando corpo e mistero nei suoi celebri libri sul commissario Montalbano, il personaggio che, con la voce e il volto di Luca Zingaretti in tv, ha accompagnato i suoi ultimi 25 anni di vita.
Il primo romanzo di Camilleri sul commissario Montalbano, “la forma dell’acqua” era stato edito da Sellerio nel 1994. Dopo ne sono usciti altri trenta. Di Montalbano Camilleri ne parlerà sempre come se fosse un suo alter ego, o una persona a lui cara e conosciuta.
Nella mente di Camilleri non c’era quella di creare un personaggio e di scrivere numerosi libri con lui come protagonista. Eppure glielo chiese la Sellerio e così accettò dopo aver visto il resoconto delle vendite. Così Camilleri continuò a scrivere inserendo in ogni suo nuovo racconto elementi della realtà: dal Gm di Genova, al fenomeno dell’immigrazione, dalla corruzione sugli appalti pubblici alle tante miserie umane. Tutte sono state scandagliate dallo scrittore siciliano.
L’ultimo romanzo della seria è “Il cuoco dell’Alcyon”, uscito il 30 maggio, in cui fra le pagine il celebre commissario, appena cinquantenne, inizia ad interrogarsi sul mondo che lo circonda e sulla vita.
Era un po’ come se Camilleri dialogasse con il suo personaggio nei suoi romanzi. Una dialettica così intensa tanto da far credere che il personaggio del commissario di Vigàta esisti realmente.
Camilleri non era solo uno scrittore, era anche impegnato socialmente e politicamente. Quelle poche volte che rilasciava interviste, non erano mai fine a se stesse. Erano degli acuti e arguti commenti alle vicende della politica attuale, sull’Italia, sull’Europa. Non faceva sconti a nessuno. Non aveva peli sulla lingua Camilleri quando doveva bacchettare il politico di turno. Il suo tratto distintivo era proprio questo: scrivere e dire solo ciò che gli passava per la testa, senza edulcorare la pillola.
La vita di Camilleri è anche nel libro-confessione affidato a Saverio Lodato “La linea della Palma” dove racconta la sua vita, la sua Sicilia, il suo impegno come militante del Pci, la sua opposizione morale a Silvio Berlusconi, sulla mafia e la giustizia. Nella sua confessione Camilleri parlava anche dei suoi difficili esordi come uomo di spettacolo.
Con la voce arrochita dalle migliaia di sigarette fumate, Camilleri nei suoi ultimi anni, seppur con lo sguardo spento dalla malattia, aveva il cervello attivo e reattivo, pieno di ricordi. Il più bello, diceva, era quello del giorno del suo matrimonio.