Catania: il tesoro del clan va allo Stato

Il tesoro del boss Giuseppe Guglielmino è andato nelle mani dello Stato dopo la confisca di oggi. Nel corso della sua vita Giuseppe Guglielmino aveva messo su un piccolo impero economico oggi confiscato grazie agli uomini della polizia di Stato.

Guglielmino, imprenditore del settore ecologico, ritenuto soggetto socialmente pericoloso e abitualmente dedito a traffici illeciti, chiaramente organico al clan mafioso Cappello, distintosi per la capacità di inserirsi in vari settori dell’economia, specialmente nel delicato settore della raccolta e trasferimento dei rifiuti con appalti in diversi comuni siciliani, nonché in territorio campano e calabro, ottenuti grazie all’appoggio del clan che poteva contare sull’interessament delle famiglie alleate operanti in quei territori.

Attraverso il rempiego di denaro provento delle attività illecite, Guglielmino era attivo nell’acquisto di beni e nella costituzione di imprese commerciali a lui riconducibili e con ciò procurando maggiori illeciti arricchimenti per il sodalizio criminale di appartenenza e per se stesso.

Fra i beni confiscati dallo Stato: la totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della Geo ambiente srl con sede legale in Belpasso e due sedi secondarie site nella provincia di Cosenza: Belvedere Marittimo (Cs) e Sanguineto (Cs); la totalità dei beni aziendali e strumentali dell’impresa individuale Consulting business di Guglielmino Giuseppe, con sede legale a San Gregoriod i Catania. La totalità delle quote ed intero patrimonio aziendale della società Clean up srl con sede legale a Motta Sant’Anastasia (Ct). La totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale della Eco Business srl con sede a Siracusa; la totalità delle quote e l’intero patrimonio aziendale della società Work uniform srl con sede legale a Catania.

Oltre al patrimonio aziendale, Guglielmino aveva investito anche in immobili, anch’essi passati nella piena proprietà dello Stato, essendo state confiscate quattro unità immobiliari a Catania, due a Fiumefreddo di Sicilia e una a Bronte. Oltre ad aziende e immobili, la cosca aveva a disposizione un nutrito e variegato parco veicolare, anche esso confiscato fra cui diverse Audo, due Chrysler, Alfa Romeo, Mercedes, Fiat e autocarri. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 12 milioni di euro e sarà adesso gestito da un amministratore giudiziario.

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