“Una riforma epocale, non solo per le novità normative che introduce, ma prima di tutto per il cambio di mentalità nella direzione del supporto alle imprese. Tramite organi di controllo che svolgono la funzione di “sentinelle”, s’intende arrivare a una diagnosi precoce che permetta di intercettare i segnali interni e prevenire la crisi delle imprese, affinché solo in ultima istanza si arrivi in Tribunale”.
Così Giorgio Sangiorgio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Catania sintetizza la portata del nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza che riscrive la materia a partire da una impattante novità: bandita la parola fallimento, si parlerà d’ora in poi di liquidazione giudiziale.
La riforma, approvata a gennaio, è stata al centro dell’incontro che si è svolto all’Hotel Mercure di Catania, organizzato da Commercialisti e Avvocati etnei e dal Centro Studi Diritto fallimentare di Catania, in collaborazione con il Tribunale Civile di Catania, IV sezione fallimentare. Il corpo principale del nuovo Codice entrerà in vigore dal 15 agosto 2020, ma alcune norme nell’ambito del diritto societario sono già attive e stanno investendo le figure professionali «chiamate a un ruolo di primo piano rispetto all’obbligo per le imprese di adeguare il loro assetto interno anche tramite l’istituzione di organi di controllo», come sottolineato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania Marco Tortorici.
Il convegno è stato, dunque, un momento di confronto tecnico sulle linee generali della Riforma ma anche il primo step di un ciclo d’incontri che proseguirà dopo l’estate per accompagnare i professionisti in un percorso di analisi e studio dei diversi aspetti del nuovo Codice. «Una formazione che rappresenta un dovere per gli Ordini, ma anche un valore aggiunto e uno strumento per fare rete», ha sottolineato Lucia De Bernardin, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Catania, moderatrice dell’incontro.
Una formazione «ineludibile» soprattutto alla luce della prospettiva della nascita di un nuovo “Albo nazionale” dei soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al codice della crisi e dell’insolvenza. “Figure che rispondono a una delle direttive della riforma verso una maggiore specializzazione e formazione dei professionisti, con l’obiettivo di perseguire efficienza e sollecitudine nella trattazione delle procedure”, ha spiegato il presidente della IV Sezione del Tribunale di Catania Mariano Sciacca parlando anche della nuova e più rigida disciplina delle incompatibilità per i curatori.
Tra le disposizioni del Codice da subito in vigore – sulle quali hanno offerto una panoramica il presidente del Centro Studi Diritto fallimentare etneo prof. Concetto Costa, insieme al giudice Giorgio Marino e al commercialista Maurizio Stella – quelle che prevedono organismi di controllo nelle società a responsabilità limitata, con un ampliamento della presenza del Collegio sindacale, e le norme sui nuovi assetti organizzativi degli imprenditori, chiamati a dotarsi di strutture amministrative adeguate. Una serie di novità “quasi dirompenti in materia di concordato preventivo”, ha sottolineato Costa, rilevando nel nuovo Codice una maggiore presenza dell’attività della componente giudiziale, insieme ad una “corposa iniezione di economia aziendale che si avvicina molto alle problematiche economiche attuali”.
Gestire la crisi, costruire piani d’impresa, pianificare modelli, scelte strategiche e controlli mirati: questi gli imperativi che il nuovo Codice impone in una visione sistemica preventiva del rischio d’insolvenza.