“Oggi si considera Piero Guccione, giustamente, il maggiore pittore italiano vivente, ma altrettanto giustamente egli va anche considerato, e da almeno trent’anni, il nostro più grande litografo”. Così Giulio GIuffrè, critico e storico dell’arte, interprete raffinato dell’arte del Novecento, concludeva nel 2000 la presentazione di una mostra di grafica di Guccione.
Proprio a GUccione, alla grafica e ai pastelli dell’artista di Scicli è dedicata la mostra “Piero Guccione: un silenzio che si fa luce” a cura di Giuseppe Lo Magno a Modica.
L’iniziativa è tra le prime in Italia dedicata al maestro recentemente scomparso. L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’archivio Piero Guccione di Roma, sarà inaugurata il 5 maggio negli spazi espositivi di via Risorgimento, alle 19.00. Il 5 maggio ricorre l’anniversario della nascita dell’artista. IN esposizione acqueforti, acquetinte, puntesecche, litografie, serigrafie, realizzate tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, parallelamente ai dipinti a olio.
Il percorso espositivo, come scrive il critico d’arte Paolo Nifosi nel catalogo della mostra, comprende le “Attese di partire”( anni 60 e inizi 70), una serie di litografie in cui le geometrie degli interni di un aeroporto organizzano e strutturano una luce metafisica, i riflessi sulla Volkswagen del 1973, in una cartella di quattro acqueforti, in cui il riferimento è sia Roma che Scicli; acqueforti molto elaborate di fitte trame, con un lavoro di bulino da orafo, in cui gli inchiostri di una grafica antica hanno un che di corposo e di denso per raccontare la civiltà urbana, quella raccontata qualche anno prima anche nei giardini e nelle siepi, e quella siciliana nel racconto del Paese rosso di Scicli in cui sono compresenti i simboli della chiesa Madre e il tabellone elettorale della falce e martello nella collina di San Matteo, e la scoperta del cielo, delle nuvole in un notturno in cui appare la pallida traccia della luna (forse l’unica immagine in cui Guccione ha reso la luna di notte); le interpretazioni litografiche sul Baltico di Friedrich in una cartella del 1981, gli ibischi degli anni settanta, il miniaturistico e tesissimo Cuore freddo del mare, fatta per il Metropolitan di New York, la Pietà di San Pietro resa con un sicuro e immediato segno in un campo rosso-arancio”.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 28 giugno da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00.