“La Sicilia centrale rischia di scomparire dalle carte geografiche”. È questo il grido di allarme lanciato da un territorio che sembra essere destinato a un tragico immobilismo economico, culturale e sociale e che è caratterizzato da un costante e continuo spopolamento che rischia di trasformare interi centri e paesi in “città fantasma” con pochissimi residenti e una presenza giovanile pressoché inesistente e con poche competenze spendibili nel mondo lavorativo.
Crudele metafora di una situazione diventata ormai insostenibile sono le aree archeologiche nissene e gran parte di quelle ennesi chiuse al pubblico ormai da anni e visitate soltanto da vandali, tombaroli e greggi di pecore, mentre nelle Soprintendenze, che dovrebbero tutelare questo straordinario patrimonio, mancano, paradossalmente, proprio gli archeologi.
Responsabili di questo profondo stato di degrado sono proprio i Dirigenti degli uffici periferici dell’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana che non hanno mai messo in atto alcuna concreta azione di intervento per salvaguardare e valorizzare queste importanti testimonianze del nostro passato, rifiutando persino l’offerta di collaborazione gratuita da parte delle Associazioni culturali che operano nel territorio di loro competenza.
A questo grido di allarme stanno cercando di rispondere molti esponenti di Associazioni, ProLoco, Piccole e Medie Imprese che hanno aderito all’iniziativa di presentare al governatore Musumeci un documento sulle aree interne della nostra Isola che non a caso porta il titolo “L’altra Sicilia: criticità e proposte di sviluppo economico – culturale”, sia per denunciare il gravissimo stato di abbandono e di degrado in cui esse versano da tempo sia per illustrare alcune proposte di pronto intervento a cui i numerosi soggetti aderenti si impegnano a collaborare a qualunque livello progettuale.
La richiesta/proposta è pensata per il territorio nisseno ma intende essere un modulo pilota per un’area interna che vede Caltanissetta baricentrica tra il territorio agrigentino orientale, l’ennese e i comuni madoniti, al fine di costruire un quarto polo regionale, definibile Sicilia centrale, che sostenga con una politica mirata le aree interne dell’Isola.