Il sipario dello storico teatro palermitano Real Teatro Santa Cecilia si aprirà questo fine settimana con una artista internazionale, Aziza Mustafa Zadeh.
L’artista torna a Palermo diciannove anni dopo la sua precedente esibizione del maggio 2000, sempre invitata dalla Fondazione the Brass Group, in un’atmosfera tutta strumentale. Un concerto unico nel suo genere, quello previsto nella rassegna Brass in Jazz, sabato 2 marzo, con doppio turno, alle ore 19.00 e 21.30. Tra le infinite declinazioni stilistiche e geografiche che nell’arco di oltre un secolo hanno segnato l’intricato percorso del jazz, quella di Aziza Mustafa Zadeh è certamente tra le più originali ed esclusive, al punto che per definire compiutamente la musica dell’artista è stata coniata l’etichetta di “jazz-mugam”.
La quarantanovenne pianista, cantante e compositrice, infatti, è nata a Baku, capitale dell’Azerbaijan (la città è anche il più grande porto di tutto il Caucaso) e il profondo radicamento che in lei hanno le sue origini hanno finito per farle esprimere un particolare linguaggio meticcio che ingloba cospicui elementi etnici, marcate influenze classiche e dell’avanguardia contemporanea unitamente ad una naturale propensione ai modi improvvisativi del jazz.
Nella formazione di Aziza un ruolo importante l’hanno avuto certamente i genitori, entrambi artisti musicali. Il padre Vagif era rinomato pianista e compositore ed è a lui che si deve la creazione del “jazz-mugam”, apprezzato anche da Dizzy Gillespie, il quale ha avuto modo di affermare: “Vagif Mustafa Zadeh era un grande genio che, sfortunatamente, è nato in anticipo sui tempi. La sua musica è come se provenisse da un altro pianeta, è una musica che viene dal futuro”. La madre Eliza aveva iniziato brillantemente come cantante di prestigiose formazioni classiche, come la Georgian Philarmonic, l’Azerbaijan Philarmonic ed il Sevil Ensemble, poi si era dedicata al “jazz-mugam” ma, alla morte del marito, ha preferito abbandonare la scena artistica per dedicarsi completamente alla carriera della figlia. Immersa in un simile flusso sonoro, era inevitabile che Aziza ne assorbisse ogni aspetto.
Già a tre anni debuttava in pubblico col padre, poi cominciava a studiare pianoforte manifestando un notevole interesse per Bach e Chopin ma presto si avviava sul sentiero dell’improvvisazione, coagulando in uno stile personale, sia vocale che strumentale, tutte le influenze assorbite. Tecnica magistrale ed originalità di espressione le guadagnavano presto la ribalta internazionale e l’attenzione della critica mondiale, segnata nel 1988 dalla conquista del terzo posto alla prestigiosa competizione pianistica intitolata a Thelonious Monk, massimo riconoscimento mondiale per un pianista jazz.
Da allora, tournèe e dischi ne hanno viepiù consolidato il talento ed oggi la vocalità unica e magica, l’immanente senso di spiritualità che pervade la sua musica (“Per me la spiritualità è la cosa più importante della vita” dice Aziza), la smagliante tecnica pianistica e la straripante fantasia improvvisativa l’hanno definitivamente consacrata tra le maggiori star internazionali. “Aziza è un genio sia come compositrice che come performer. Nella sua musica avverto in pieno l’intera sua cultura, ascolto proprio il suono dell’Azerbaijan” ha detto di lei il grande chitarrista Al Di Meola. Non a caso lo scorso maggio l’artista è stata scelta per inaugurare l’edizione 2018 di Piano City Milano.