Sedici persone sono state arrestate dai carabinieri di catania impegnati nell’operazione “Città blindata”. Gli indagati, ritenuti organicamente inseriti nel clan mafioso operante a Biancavilla, Tomasello-Mazzaglia-Toscano, oggi diretto dalle famiglie Amoroso e Monforte e legato alla famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano, sono chiamati a rispondere di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti e al porto e alla detenzione illegale di armi.
L’operazione, denominata Città blindata, costituisce l’esito di tre diverse indagini, poi confluite in un’unica richiesta cautelare.
Le indagini hanno perso il via dopo due omicidi. Il primo del 13 gennaio del 2014 quando venne freddato il pregiudicato Agatino Bivona a colpi di pistola da ignoti iller e quello del 15 gennaio dello stesso anno quando venne ucciso il giovanissimo Nicola Gioco, detto “u picciriddu”, raggiunto da alcuni sicari mentre si trovava a bordo della propria auto.
Dalle indagini è emerso che Amoroso, detto l’avvocato, dopo che gli venivano concessi gli arresti domiciliari il 24 marzo del 2014 presso l’abitazione dei genitori, iniziava a ricevere continuamente la visita dei fedelissimi Giovanni Carciotto e Gregorio Gangi ai quali impartiva disposizioni che gli consentissero da una parte di consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e dall’altra di pianificare le strategie tese a sancire il definitivo predominio del suo gruppo.
Lo stesso, per affermare il suo ruolo egemone a Biancavilla, aveva allacciato rapporti anche cno personaggi di rilievo di altre organizzazioni criminali operanti nei comuni limitrofi nei settori che riguardavano il traffico di droga e la vendita di armi.
Il 22 luglio del 2014 anche Vito Amoroso, fratello di Giuseppe, veniva scarcerato e sottoposto ai domiciliari da scontare nella propria casa di Biancavilla.
I servizi di intercettazione ambientale e telefonica attivati nei confronti dello stesso Amoroso consentivano di accertare che lo stesso aveva affiancato il fratello Giuseppe nella reggenza del clan tanto che ogni giorno riceveva la visita di molti affiliati che lo informavano sugli sviluppi della situazione criminale.
Il rientro a Biancavilla di Vito Amoroso aveva preoccupato gli appartamenti alla famiglia Maglia, anche loro affiliati della storica famiglia mafiosa Tomasello-Toscano-Mazzaglia. Per questo era arrivata la decisione di ucciderlo. Ma il 6 ottobre sempre del 2014 gli agenti del commissariato di Adrano avevano fermato il commando omicida prima che portasse a termine l’azione delittuosa.
Nel corso di questa prima fase delle indagini sono emersi precisi elementi di responsabilità in ordine al delitto di associazione di tipo mafioso a carico dei fratelli Vito e Giuseppe Amoroso e di ulteriori sodali. Inoltre, a riscontro dell’attività investigativa del 23 aprile del 2015, sono stati sequestrati 100 grammi di cocaina, numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65 custodite in una casa di campagna a Biancavilla e nella disponibilità del clan malavitoso degli Amoroso.
Le indagini su clan mafioso sono proseguite per tutto il 2016 ad opera dei carabinieri a partire dal tentato omicidio di Giuseppe Amoroso del 10 gennaio 2016.
Nel corso delle indagini i militari dell’Arma, monitorando lo stesso Giuseppe Amoroso, nonché i fedelissimi Gregorio Gangi, Roberto Licari, Vincenzo Panebianco e Riccardo Pellitteri, il 9 giugno del 2016 sono riusciti a trovare un vero e proprio arsenale di armi e numerosissime munizioni in un appezzamento di terreno incolto in contrada Don Assenzio a Biancavilla.
Era il 19 settembre del 2016 quando il reggente del clan, Giuseppe Amoroso e il fedelissimo Gregorio Gangi vennero arrestati in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare del bar Le carillon.
I 5 dicembre, sempre del 2016, a Biancavilla i militari del nucleo operativo della compagnia di Paternò, nell’ambito dell’operazione Onda d’urto, avevano arrestato 12 soggetti del clan mafioso di Biancavilla per estorsione pluriaggravata dal metodo mafioso ai danni dei titolari di una ditta di pompe funebri di Biancavilla.
L’attività estorsiva aveva avuto inizio nel 2012, ma si era progressivamente aggravata con ulteriori e sempre più intollerabili vessazioni e continue richieste di somme di denaro. Infine, il 7 aprile del 2017 a Biancavilla i carabinieri nell’ambito dell’operazione Reset, avevano arrestato sei persone per estorsione tentata e consumata con l’aggravante delle modalità mafiose.
Nell’operazione città blindata di oggi sono finiti in manette: Giuseppe Amoroso, 47 anni; Vito Amoroso, 52 anni; Giovanni Carciotto, 35 anni; Tino Caruso, 41 anni; Gregorio Gangi, 30 anni; Alberto Gravagna, 34 anni; Roberto Licari, 32 anni; Andrea Monforte, 27 anni; Alfio Ambrogio Monforte, 50 anni; Alfio Muscia, 41 anni; Vincenzo Panebianco, 29 anni; Riccardo Pelleriti, 24 anni; Placido Ricceri, 34 anni; Carmelo Vercoco, 46 anni; Massimo Merlo, 47 anni e Marcello Merlo, 59 anni, questi ultimi due arrestati dalla polizia.