Bagheria (Pa): i ragazzi dell’IRC a palazzo Abatellis

Il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese e don Antonino Zito direttore dell’IRC vanno a Palazzo Abatellis con le quarte e le quinte classi dell’Istituto Tecnico Commerciale Statale L. Sturzo di Bagheria.

Le scolaresche, guidate dalla professoressa di lettere, dal prof. di religione Giuseppe Vetrano e dal prof. Francesco Barba, hanno visitato la mostra delle opere di Antonello da Messina giusto il nove Febbraio, ultimo giorno di esposizione delle opere provenienti da Pavia, Bergamo, Messina, Firenze, Siracusa, Reggio Calabria e Romania.

“Mi è piaciuto molto parlare d’arte a un nutrito gruppo di studenti – spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese -e questo alla presenza luminosa di chi dirige l’insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole della Sicilia: padre Zito,  che con la sua presenza e il suo intervento ci insegna l’interpretazione dell’esperienza umana attraverso il cattolicesimo cristiano romano. Noi siamo attività muscolare, azione motrice, – continua Battaglia La Terra Borgese – volontà insomma, e l’arte non si deve unicamente proporre di recare gloria alla bellezza estetica.

Non è l’unico compito che spetta all’arte, e la presenza del direttore dell’Insegnamento di Religione Cattolica è stata per me d’ispirazione per offrire ai ragazzi spunti di riflessione che rivelino l’arte della pittura, della scultura e dell’architettura come modelli cosmici, universali e sociali anche sotto l’auspicio mitologico.

Ho ritenuto di dire con una ristretta rosa di parole, ai ragazzi alunnizzati in quella scuola, che il mondo non è che la volontà universale resa visibile, che a specchio di questa, del cosmo, dell’ordine, con la regola si realizza il mito invisibile, la condivisione del bene comune, perciò obbedire comporta essere liberi. Bene si presta a queste riflessioni l’ovale di astratto rigore dal volto assorto, l’”Annunziata” di Antonello, dove la Vergine è figurata nel lampo supremo dell’annunciazione, ed è invisibile l’angelo che le sta di fronte.

In questo capolavoro di Antonello da Messina il colore e la luce esaltano lo sguardo volumetrico mentre lo scorcio del leggio e della stupenda mano crea in modo repentino  la profondità prospettica. L’educazione figurativa di origine fiammingo-catalana hanno insegnato all’artista a definire con puntigliosa fermezza i particolari dei dipinti e a valersi di una luce limpida e intensa, sfruttata in modo originale specie negli effetti a taglio radente; gli corrobora inoltre l’istintiva predilezione per i tipi umani di un naturalismo schietto e dimesso che tanto gli giova nei ritratti: famosi non soltanto per la novità dell’impianto di tre quarti e del risalto su fondo scuro, ma anche per la vivezza psicologica.

Così il costante riproporsi dello stesso modello femminile apparenta le Madonne, da quella, che dovrebbe essere la prima a quella della pala di San Cassiano, complicando il problema cronologico.”

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