Oggi i carabinieri della compagnia messinese di Mistretta, Santo Stefano di Camastra e Sant’Agata di Militello hanno eseguito sette condanne definitive per associazione a delinquere di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione Montagna.
Gli arresti sono stati eseguiti a seguito della sentenza emessa della suprema corte di cassazione che ha reso definitive le condanne a seguito dell’operazione antimafia condotta nel 2007 e che ha azzerato i vertici della famiglia mafiosa di Mistretta e del clan dei batanesi, storica fazione della famiglia mafiosa di Tortorici con l’esecuzione di 39 ordinanze di custodia cautelare in carcere e la denuncia di altre 28 persone, indagate a piede libero.
I tre gradi di giudizio hanno confermato le indagini secondo cui la famiglia mafiosa di Mistretta e il clan oricense dei Batanesi, tra il 2003 e il 2007, avevano monopolizzato il settore degli appalti pubblici nella fascia tirrenica e nel comprensorio nebroideo della provincia di Messina, attraverso un cartello di imprenditori organici o contigui a Cosa nostra. L’indagine aveva dimostrato il ruolo di “cerniera” svolto dalla famiglia di Mistretta e tra cosa nostra palermitana e catanese e la criminalità organizzata del messinese.
In carcere sono andati: Giuseppe Antonino Calandra, 72enne di Capizzi, all’epoca capo della famiglia mafiosa i Mistretta, condannato a 3 anni di pena residua, con l’applicazione della libertà vigilata per 2 anni; Bartolomeo Testa Camillo, 51 anni di Capizzi, 12 anni di reclusione con l’applicazione della misura della libertà vigilata di 2 anni; Antonino Fazio, 48 anni di Capizzi, deve scontare una pena residua di 2 anni e sei mesi con l’applicazione della libertà vigilata per 2 anni; Giacomo Mancuso Catarinella, 53 anni, di Capizzi, deve scontare un residuo di pena di 2 anni; Francesco Antonio Fazio, 35 anni, deve scontare una pena residua di 2 anni con l’applicazione della libertà vigilata per 2 anni; Salvatore Costanzo Zammataro, 35 anni di Tortorici, condannato a 12 anni e sette mesi, con l’applicazione della libertà vigilata per tre anni e Antonino Calabrese, 66 anni di San Fratello che deve scontare un residuo di pena di 2 anni e sei mesi con l’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata di un anno e sei mesi.