Se il 2017 aveva fatto registrare un segno + nel volume di spesa del gioco del Bingo, il 2018 invece evidenzia un’inversione di tendenza. Nel nostro stivale sono rimaste attive poco più di 200 sale e delle 800 programmate e aperte dallo Stato nel 2000 non ne resta traccia. Alcune non hanno mai nemmeno aperte, altre sono state spazzate via dalla crisi, altre dai fallimenti. Serrande tirate giù e popolarità del gioco in calo.
“La crisi dei Bingo è mondiale. C’è stata una decrescita che ha interessato tutti. Non soltanto l’Italia, anche se qui la situazione è complicata”, afferma Italo Marcotti, presidente di Federbingo, associazione di categoria vicina a Confindustria. Eppure, i numeri dell’anno scorso erano assolutamente positivi. 450 milioni di euro prodotti, in rialzo di 10 milioni rispetto al 2016. Palma di regione più attiva la Sicilia, con un volume di spesa di 77 milioni. A seguire la Campania (con 71 milioni), il Lazio (62 milioni) e la Lombardia (61 milioni).
A rimpinguare le speranze del bingo arriva la versione online e, soprattutto, il periodo natalizio. Perché Bingo e Tombola fanno parte della stessa famiglia, il primo soltanto più diffuso al nord, la seconda al sud. Cambia soltanto la composizione dei premi. Se la Tombola prevede ambo (due numeri nella stessa riga), terno (tre numeri sulla stessa riga), quaterna (quattro numeri sulla stessa riga), cinquina (cinque numeri sulla stessa riga), tombola e tombolino, nel Bingo invece il premio minimo è proprio la cinquina.
La storia di questi giochi parte da lontano. Almeno dal 1734 quando il Re di Napoli, Carlo III di Barbone, litigò con il Frate Gregorio Maria Rocco perché volle rendere legale il gioco del lotto. Nacque così la smorfia partenopea, per molti associata alla Cabala Ebraica, creata per spiegare tutto ciò che si nascondeva dietro la realtà attraverso i numeri: il mondo infatti appare come un insieme di simboli da decifrare attraverso le cifre. Era stato così per gli egiziani, ma anche per i greci, con i pitagorici, fino al primo libro sull’interpretazione dei sogni, di Artemidoro di Daldi.
Ecco allora che ogni numero ha un significato. Quelli della tombola napoletana sono collegati a un oggetto, a una situazione, a una persona. L’8 è “a Maronna”, il 79 “O mariuolo” ovvero “il ladro”. Il 48 “O muorto ca parla”, 90 “A paura”, il 42 “O caffè” e così via.
È questa sua patina di storia e di tradizione ad attrarre molti appassionati. Ma la situazione per gli investitori è veramente difficile. Dal volume di spesa che dicevamo prima bisogna togliere le vincite, i costi e i 5 mila euro al mese per i diritti di concessione. E a un euro a cartella di gioco, di estrazioni bisogna farne molte. “Molto spesso il Bingo è stato un business solo per i costruttori delle sale” afferma ancora Marcotti. Ci penserà il Natale a tirare su questo settore.