Catania: estorsioni, furti e riciclaggio, 17 arresti

È stata denominata “smack forever” l’operazione condotta a Catania dai carabinieri del comando provinciale di Catania e Siracusa che ha portato all’arresto di ben 17 persone. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di estorsioni, furti e riciclaggio, tutti reati aggravati dalla finalità dell’agevolazione dell’associazione mafiosa.

Il provvedimento arriva a seguito di una indagine condotta dai carabinieri di Giarre dal 2016 al 2017 con attività tecniche e dinaiche, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di più collaboratori di giustizia.

L’indagine ha permesso di disarticolare le nuove leve e l’attuale reggente del sodalizio mafioso Laudani-Mussi i ficurinia, operante nel territorio di Giarre e comuni limitrofi quale simbolo del vincolo di affiliazione e in ossequio alla famiglia mafiosa catanese in riferimento, un tatuaggio a forma di labbra.

Inoltre, nel corso delle indagini, è stato possibile accertare la disponibilità di armi, custodite in luoghi occulti; evidenziare il controllo del territorio da parte del gruppo che esercitava una capillare sottoposizione dei commercianti al pagamento del pizzo, assunzioni forzate, pestaggi, incendi di veicoli e furti.

È stato inoltre documentato il riciclaggio dei proventi delle attività illecite con intestazioni fittizie di depositi e conti correnti, appurare l’interesse del clan nel supportare alle elezioni comunali del 2016 soggetti rimasti vicini che però sono rimasti ignoti.

Inoltre, il boss, gestiva illegittimamente gli appartamenti di proprietà della regione e gestiti dall’istituto autonomo case popolari di Acireale.

Le manette sono scattate ai polsi di: Emmanuel Bannò, 22 anni; Roberto Bonaccorsi, 53 anni; Sharon Francesca Contarino, 26 anni; Filippo Giuseppe Del Popolo Chiappazzo, 23 anni; Rosario Pietro Forzisi, 22 anni, Salvatore Greco, 46 anni; Davide Indelicato, 38 anni; Alessandro Liotta, 42 anni; Carmelo Mauro, 21 anni; Francesco Messina, 51 anni; Giuseppe Musumeci, 31 anni; Vincenzo Musumeci, 43 anni; Salvatore Nicotra, 61 anni; Giovanni Marco Oliveri, 24 anni; Massimo Pagano, 41 anni; Leonardo Patanè, 65 anni; Valeria Vaccaro, 37 anni.

Al vertice dell’organizzazione c’era Alessandro Liotta, già arrestato a febbraio del 2017 nell’operazione Bingo perché a capo di una fiorente associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga.

Liotta, capo e promotore del clan Laudani su Giarre, si avvaleva dei suoi affiliati per molteplici attività criminali. Particolarmente sprezzante e spregiudicato risultava essere il metodo adottato per taglieggiare gli eserciti soprattutto a danno delle attività appena aperte e oggettivamente in maggiore difficoltà, considerati gli investimenti economici.

In alcuni casi i titolari si rifiutavano di pagare il pizzo o pagavano in ritardo e venivano picchiati e subivano gravi intimidazioni perpetrate da gruppo criminale. Oggi alcuni di quegli esercizi commerciali sono chiusi, ad ulteriore conferma del condizionamento ambientale che soffoca le possibilità di crescita del territorio.

Non meno importanti di quelle degli uomini sono stati i ruoli delle donne, marchiate dal tatuaggio mafioso con il “musso”. Si tratta di Valeria Vaccaro e Sharon Contarino, partecipi del riciclaggio dei proventi illeciti e protagoniste di episodi estorsivi.

Liotta gestiva la cassa comune tramite prestanomi riversandovi proventi illeciti dei furti, delle estorsioni e dei cosiddetti cavalli di ritorno effettuati dopo i furti di auto. Il boss disponeva furti, curava i contatti con le famiglie acesi, catanesi e di Piedimonte Etneo, dirimeva le cosiddette tarantelle fra i vari affiliati (debiti, prelievi non autorizzati dalla cassa comune), impartiva disposizioni ai sodali per eludere le investigazioni e capire se le vittime del racket avessero o meno denunciato ai carabinieri, assicurava il sostentamento economico ai detenuti del gruppo e organizzava spedizioni punitive.

Fra i furti appurati dalle attività di indagine, è emerso quello di ingente materiale idraulico sottratto da appartamenti dell’edilizia popolare nel condominio denominato Ghiaccio, di recente rinnovamento, già assegnati ma non ancora occupati, successivamente acquistato da ricettatori del posto.

Inoltre, dalle investigazioni sono emersi accordi tra il clan Laudani di Giarre e quello santapaoliano per la ripartizione del pizzo, nel momento in cui un commerciante, taglieggiato da entrambe le fazioni, non pagava più nessuno degli schieramenti.

Ed ecco che entrava in scena Roberto Bonaccorsi che gravitava intorno a soggetti affiliati al clan Santapaola di Riposto, già detenuto, poiché arrestato venti giorni fa insieme ad altre due persone vicine ai Mussi, fra cui Francesco Messina, per un’altra vicenda estorsiva molto simile a quella oggetto dell’operazione odierna.

Francesco Messina, fra gli arrestati dell’operazione Smack forever, era spesso presente alle richieste estorsive del gruppo. A giugno del 2016 si sono svolte le elezioni amministrative comunali per la nomina del nuovo sindaco di Giarre e dei consiglieri comunali.

Le indagini hanno attestato l’interessamento di Liotta e dei suoi sodali per le elezioni amministrative, sicuramente per ottenere benefici futuri. Pur non essendo emersa la prova dello scambio di voti, preme evidenziare che le indagini attestano contatti con candidati, non meglio identificati, nonché il proposito del gruppo di attivarsi per promettere esigue elargizioni di denaro e regalie varie, per ottenere la preferenza elettorale da far pervenire a candidati di comodo.

Il boss di Giarre, nel tentativo di convincere un soggetto sconosciuto a cambiare la sua preferenza di voto, gli intimava di dare il voto agli “amici nostri” e non “ai santapaoliani”.

Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che Liotta, avvalendosi della forza di intimidazione che esercitava nel territorio di Giarre, gestiva illegittimamente l’assegnazione delle case popolari nelle quali faceva confluire le residenze anagrafiche delle persone a lui più vicine o lucrava sui canoni delle locazioni, scomputando debiti che ventava nei confronti di terzi.

Per questo motivo l’uomo sottraeva gli immobili ai precedenti possessori anche con violenza. Una dinamica mafiosa che evidenziava ancora una volta il controllo del territorio da parte del gruppo criminale.

In alcuni casi l’IACP di Acireale invitava il comune di Giarre ad attivare con urgenza la procedura di emissione ed esecuzione di ordinanza di sgombero di cui non si conosce ancora l’esito.

Fra gli arrestati anche Salvatore NIcotra, ritenuto elemento di spicco del clan Luadani nella frazione di Macchia di Giarre. L’uomo era stato arrestato già lo scorso marzo per il brutale pestaggio e sequestro di persona di un giovane del luogo.

 

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