Due imprenditori agli arresti domiciliari, altri cinque sottoposti al divieto di esercitare ruoli direttivi delle persone giuridiche per diieci mesi e un ottavo indagato senza sanzioni. Sono questi i numeri dell’operazione della guardia di finanza di Siracusa denominata Xiphonia.
Le fiamme gialle hanno anche sequestrato somme per circa 7,5 milioni di euro. E’ stato svelato un articolato sistema di false fatturazioni dirette al conseguimento di illeciti vantaggi fiscali e all’ottenimento di finanziamenti pubblici destinati alla costruzione del porto turistico di Augusta.
Il pm titolare del fascicolo ha richiesto al giudice per le indagini preliminari l’emissione delle misure cautelari per emissione e annotazione di fatture false, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, indebita compensazione e associazione a delinquere contestata alle persone giuridiche interessate anche la responsabilità degli enti da reato.
Il porto di Augusta, nell’approdo turistico nel golfo Xifonio di Augusta, da cui il nome dell’operazione, è stato destinatario di un contributo del fondo europeo di sviluppo regionale per 8 milioni di euro.
La somma era stata parzialmente erogata ad una società di famiglia dell’imprenditore di mare nell’ambito degli interventi strutturali ed infrastrutturali finalizzati all’attuazione del piano strategico regionale della portualità turistica.
Le indagini del nucleo di polizia economico-fionanziaria di Siracusa hanno svelato un sodalizio criminale, organizzato in un reticolo di società, che hanno emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti dirette a rendicontare una serie di lavori che non sono mai stati realizzati.
Le prestazioni, tutte eseguite dalle società della stessa famiglia, avevano un valore inferiore di molto rispetto a quello presentato a finanziamento. Il “castello di carte”, predisposto ad arte, è crollato quando gli investigatori hanno vagliato la sussistenza delle ragioni economico-imprenditoriali di vari impegni contrattuali, formalizzati solo per gonfiare artificiosamente i costi di realizzazione del porto in modo da determinare la consistenza dell’erogazione pubblica assentita.
L’imprenditore marittimo è risultato l’ideatore e il principale organizzatore del sistema illecito. Costui è infatti l’amministratore della società destinataria del contributo pubblico, nonché titolare di numerose cariche nelle altre società di famiglia, tutte operanti nello stesso settore.
Tutto ruotava attorno ad un imprenditore edile, amministratore di fatto di una società che si occupa sostanzialmente di edilizia residenziale. Quest’ultima è priva di qualsivoglia know how nella specifica materia ed è sprovvisto delle attrezzature adeguate per svolgere lavori necessari alla costruzione di un porto turistico.
La società edile subappaltava i lavori a lei affidati a ulteriori società risultate riconducibili alla stessa famiglia dell’impresario marittimo. Queste società fatturavano alla committente che a sua volta girava i costi alla titolare del finanziamento, dichiarando nei documenti valori notevolmente sovradimensionati rispetto alle spese reali.
Complessivamente sono state quantificate fatturazioni false per circa 22 milioni di euro. I soldi sarebbero stati spesi per l’acquisto di palancole, la fornitura di blocchi di cemento e di pali-tubi camiciati in acciaio, nonché le operazioni relative al nolo a caldo dei mezzi marittimi e i contratti di dragaggio.
Attorno alle figure dei due imprenditori ruotano gli amministratori di diritto delle società coinvolte che hanno reso possibile la realizzazione del disegno delittuoso. Oltre ai due soggetti arrestati, sono stati colpiti da miusra cautelare interdittiva per 10 mesi anche altre 5 persone coinvolte nell’ordito truffaldino.
Gli indagati dovranno rispondere, a ario titolo, di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta con uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, crimanlità organizzata.
Per quanto concerne l’erogazione materiale del contributo l’illecito si è realizzato in parte. Infatti, dopo che era stata liquidata la prima tranche dell’agevolazione pari al 33,33% di tutto l’importo, l’erogazione delle altre due tranche è stata interrotta dalla ricorrenza del procedimento penale odierno.