Venerdì prossimo, 14 settembre, alle 18.30 in occasione del finissage della mostra “SChool girl work in progress”, art show di Max Ferrigno a cura di Laura Francesca di Trapani, la galleria Giuseppe Veniero project organizza un talk con artista e curatrice.
Nel corso dell’incontro si parlerà delle opere ultimate in mostra e presentate al pubblico per la prima volta, per poi arrivare ad affrontare l’argomento dei progetti futuri che vedranno l’artista impegnato entro la fine dell’anno.
L’evento rientra nella programmazione ufficiale di Palermo capitale della cultural 2018. L’universo fantastico nella ricerca di Ferrigno (classe 1977) evoca la condizione culturale e sociale di una certa società giapponese, che ha nel tempo superato incoscientemente il trauma bellico, facendo emergere un aspetto infantile, consumistico a tratti oscuro. Una sorta di spiritualità fumettistica prende vita nei dettagli delle immagini, dove la prospettiva rispetto ai lavori precedenti (in questa nuova fase) persegue nuove strade, prediligendo un nuovo punto d’osservazione.
Fortemente influenzato dalla cultura otaku, esplora i topici del genere manga e anime, per comunicare e raccontare un aspetto di un universo caratterizzato da immagini vissute come simulacri, in una cultura che si manifesta come eredità di un trauma che ha prodotto generazioni di eredi di Hiroshima e Nagasaki. “School girl – work in progress” è l’evoluzione di una ricerca partita un decennio addietro dai cartoni animati anni ’70/’80 e giunta oggi all’analisi della nuova generazione di anime 2000 e all’osservazione dei nuovi mangaka.
Oggi la sua attenzione è rivolta ai seinen, opere dedicate a un pubblico maschile dai 18 ai 40 anni, incentrandosi nello specifico sul genere school. Prison school, con la sua trama e i personaggi che si muovono all’interno di questo istituto femminile d’elite di Tokyo, dove vigono regole severe di comportamento, che contempla il divieto di frequentare maschi fino al giorno in cui si aprono le porte della scuola anche per loro, diviene fonte d’ispirazione per quest’ultima produzione che sceglie di mostrarsi in questa sede in progress, alternando due momenti salienti: quello creativo e l’osservazione dell’opera terminata.
Hana Midorikawa è la figura su cui Ferrigno si sofferma. Icona pop dall’erotismo sublimato e dall’istinto di dominatrice, si muove in un linguaggio pittorico in cui l’autore ci trasmette l’intento di approfondire il concetto di appartenenza a un gruppo nella società giapponese. Ferrigno segue perfettamente la cultura otaku e lo fa con un’iconografia che corrisponde alle precise caratteristiche del genere. Il punto centrale non appare la delineazione psicologica, bensì la riconoscibilità iconica del personaggio, la fascinazione all’insegna di un estetica fluttuante. L’aspetto metafisico, proprio della nostra cultura occidentale, nonostante l’apparato da cui la pittura di Ferrigno prende corpo, non riesce a essere rimosso.
Emerge, riportando quello sguardo contemplativo, quasi estatico dell’osservare un personaggio nelle sue parti anatomiche o nei suoi accessori, come in un fermo immagine su un “luogo” così intellettualmente disgiunto. La narrazione breve è rispettata nel dettaglio che diventa soggetto, nel nuovo studio della fisionomia, tutto all’insegna di un’estetica superflat dalle immagini levigate e coloratissime. Fenomenologia di una cultura per conoscere e comprendere le ragioni di un successo crescente, dove emergono le caratteristiche di una società postmoderna, traballante per mancanza di punti di riferimento, di perdita di confine tra l’originale e la copia, in una dinamica di creazione di network.