“Il Mediterraneo non sta bene perché ha una media di 1,25 milioni di frammenti di plastica a chilometro quadrato, contro i 335 mila del Pacifico”. Lo ha detto l’ammiraglio Andrea Mucedola nel corso di un incontro, nell’ambito della 59^ Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, con alcuni studenti e operatori del settore.
“La distribuzione delle microplastiche – ha aggiunto – non è omogenea. Il punto peggiore, secondo uno studio dell’ISMAR che ha raccolto dati negli ultimi tre anni, è nel tratto compreso tra la Corsica e la Toscana (10 chili di microplastiche per ogni chilometro quadrato).
In acqua sono stati “pescati” inquinanti di tutti i tipi: polipropilene, poliammidi, vernici. E anche biopolimeri, teoricamente biodegradabili. A peggiorare la situazione – ha concluso Mucedola – c’è il fatto che il Mediterraneo è un mare chiuso: una particella potrebbe avere un tempo di permanenza pari a mille anni, avendo così tutto il tempo di incrementare la sua carica tossica ed essere ingerita dagli animali, entrando poi nel nostro ciclo alimentare”.