E’ sempre più ricco il programma di Bias, la biennale internazionale di arte sacra contemporanea. Domani, sabato 28 aprile, sono previsti ben tre eventi in tre diversi luoghi della Sicilia.
A Palermo dalle 09.30 alle 12.30 nella sede del grande Oriente d’Italia, in piazzetta Speciale 9, al padiglione esoterico, ci sarà l’apertura straordinaria dei templi massonici (altre date: 12 e 26 maggio, 9 giugno).
La visita ai templi è prevista a gruppi di circa 25 persone con cadenza di 30 minuti ed è consigliata la prenotazione.
Sempre a Palermo, presso Palazzo Alliata di Villafranca alle ore 11.00, il Presidente della Biennale, Chiara Modìca Donà dalle Rose, accoglierà la guida Ambientale Escursionistica AIGAE, Vienna Cammarota, la prima donna al mondo che all’età di 68 anni sta ripercorrendo a piedi il viaggio che lo scrittore tedesco Wolfgang Goethe ha fatto in Italia nel 1786, alla scoperta di quella “Sicilia chiave di tutto” che lo aveva affascinato. Vienna Cammarota, arriverà proprio il 28 aprile a Palermo. Partita il 28 agosto scorso da Karlovy Vary, la cittadina termale alle porte di Praga da dove il 3 settembre 1786 si era avviato Goethe, la guida ha superato le Alpi, attraversato le regioni italiane dove lo scrittore aveva fatto tappa, è stata accolta a Roma alla casa di Goethe.
“Il 28 aprile arriverò a Palermo, Capitale Italiana della Cultura 2018 – spiega la Cammarota – poi proseguirò verso Monreale, Alcamo e a 50 anni dal terremoto che nella Valle del Belice fece 300 morti entrerò a piedi nei paesini colpiti dal sisma. Tutto a piedi per incontrare i siciliani e valorizzare la regione più grande d’Italia”. Un lungo percorso culturale 230 anni dopo il viaggio di Goethe.
Gli appuntamenti della BIAS, proseguono nella stessa giornata, spostandosi nella Sicilia Orientale. A Taormina alle ore 18.00, presso l’Hotel Metropole, è prevista l’inaugurazione dei Padiglioni Filosofico, Scientifico e Abramitico, alla presenza oltre che del presidente BIAS e Wish, Chiara Modìca Donà dalle Rose anche del sovrintendente ai Beni Culturali di Messina, Orazio Micali. Tra gli artisti che espongono nei padiglioni ricordiamo Federico Bonelli, Ezio Cicciarella, Martin Emschermann, Edo Janic, Paolo Madonia, Ileana Milazzo, Claudio Sergio Perroni, RE, Sonia Ros, Tobia Ravà, Rosa Mundi, Volpato Paola.
Per chi volesse prenotare la visita ai Templi presso la sede del Grande Oriente d’Italia, può inviare un sms al recapito telefonico + 39.393.940.3890.
Tra i vari padiglioni protagonisti della Biennale, vi è anche quello filosofico. Tutta la storia della filosofia è attraversata da due grandi quesiti fondamentali, declinati nel corso del tempo da scuole di pensiero collettive o autonome che si avvicendano. Interrogarsi sul senso del dualismo della natura [vita vs morte, espressione fenomenica e/o sensibile vs metafisica/trascendenza] e sul ruolo che ha la Ragione nell’affrescare la vita dell’uomo sulla Terra, in sposalizio o in contrasto con la sua componente sensibile e istintuale. Il Padiglione Filosofico consente agli artisti di muoversi su un più libero terreno di ricerca personale, intima o condivisa, spaziando nella policromia della conoscenza, strumento essenziale che l’uomo ha a disposizione per inquadrare il senso della propria vita e identità.
A proposito del padiglione abramitico: Abramo, eroe della fede, autorevole e obbediente portavoce della parola di Dio, Patriarca delle tre grandi religioni monoteiste – Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo – da lui stesso diacronicamente accomunate, sigillo della storia della credenza, ponte tra Occidente e Oriente. La storia di Abramo [in ebraico, אַבְרָהָם, ’Aḇrāhām anche Avraham, tradizionalmente inteso come ‘Padre di molti’ e in arabo ابراهيم, Ibrāhīm], reale o letteraria che sia, è narrata nel Libro della Genesi come anche nel Corano.
Le arcaiche origini comuni delle tre confessioni monoteiste, che a loro volta portano sulle spalle il peso dei sincretismi culturali sedimentati nel tempo (dal neoplatonismo alle influenze politeiste, asiatiche e africane) e che, paradossalmente, rappresentano una percentuale bassissima di fedeli nel Mondo, divengono testimonianza privilegiata del dialogo interculturale tra i popoli e delle analogie strutturali che caratterizzano non solo il pensiero dell’uomo, ma anche la sua co-azione sociale.
Ogni artista che ha scelto il padiglione abramitico, come innesto espressivo, ha avuto anche la possibilità di riconoscersi in una delle tre religioni monoteiste, pur mantenendo saldo il principio non di un’unità assoluta e/o relativizzante, quanto semmai di una complessità storica con cui il presente deve sempre confrontarsi, specialmente in un momento come il nostro, marchiato da un pericolosissimo collasso cognitivo.
Mentre relativamente al padiglione esoterico possiamo affermare che l’esoterismo – dal greco ἐσώτερος, ‘interno’ – è quell’insieme di dottrine, simbologie e rituali che sono riservati a una ristretta élite di persone: gli iniziati, i sapienti. L’uso del termine si fa risalire alla differenziazione delle opere aristoteliche, suddivise in due categorie, “Esoteriche”, rivolte ossia ai propri discepoli, ed “Essoteriche” [dal greco ἐξωτερος, ‘esterno’] per un più largo pubblico. La nostra storia è attraversata in effetti in tutte le società da questa dicotomia letteraria, che è prima di tutto collettiva, coniugata a sua volta in classi e in ordini culturali. Dalle religioni arcaiche a quelle pagane, dalle religioni monoteiste alle filosofie orientali e occidentali, dalle correnti mistiche alle pratiche alchemiche, dalle società teosofiche alla massoneria, la diffusione di una conoscenza illuminata e reservata attraversa lo spazio e il tempo, coinvolgendo tutti gli attori sociali, sovrani e politici, artisti e personaggi illustri.
Gli artisti che hanno optato per questo padiglione lo hanno fatto per le più disparate ragioni, tutte connesse da un medesimo comune denominatore: lontane da ogni contaminazione New Age e animate, invece, da un profondo spirito di ricerca, le loro opere dialogano con la complessità del simbolo e la profondità di una conoscenza ancestrale, immanente, non immediatamente visibile, non fenomenica, metafisica.
Per il padiglione scientifico, Kilani, illustre antropologo tunisino, ha condotto delle ricerche, negli anni Novanta, a Gafsa, nelle oasi del Sud tunisino presso una comunità che non conosce il valore della scrittura per come noi lo intendiamo. Ciò che diversifica la credenza religiosa da quella scientifica non è di natura meramente ontologica, quanto di matrice culturale e sociale. Per noi il prestigio di uno studioso o di un documento è dato dal consenso del laboratorio presso cui opera e dall’autorevolezza della sua traccia scritta in sede sperimentale.
Per gli abitanti del villaggio di Gafsa citare un documento genealogico, una fonte d’archivio che avvalori la loro testimonianza, condivisa dagli altri membri del gruppo presenti, non equivale mai alla reale esistenza dei dati stessi. L’importante è che la loro esistenza sia vissuta dall’intero gruppo: se è così, la traccia, la fonte documentaria, la citazione proposta nella conversazione diviene mito che si fa norma, elemento di aggregazione e di identità partecipata.
In altri termini, Kilani, attraverso questa esperienza sul campo ha dimostrato che esiste, accanto a una memoria artificiale dotta, libresca, scritta, ufficiale come la nostra, anche una memoria vissuta che agisce nelle comunità, mezzo simbolico che rafforza la credenza, la coesione sociale del gruppo e la sua identità: “la credenza è ciò che è in gioco tra gli individui che credono, è un prodotto della società e nel contempo la produzione di un legame sociale”.
L’importanza di questo padiglione, dunque, si rivela non soltanto nell’espressione di un pensiero artistico razionale e non-fideistico, ma soprattutto nella possibilità di rivedere il concetto di credenza alla luce di un livellamento sociale che deve sempre tenere in considerazione l’esistenza imprescindibile di società egemoni e società subalterne, per dirla con Gramsci, declinabili in modo diverso nelle diverse società umane.
La coniugazione del Padiglione Scientifico nell’opzione darwiniana ha consentito agli artisti non di cadere nelle trappole del neoevoluzionismo, approccio agli studi colonialisti e ormai superato, ma di muoversi alla ricerca delle origini della vita su un terreno più matematico che speculativo, al fine di mostrare nel rispetto della diversità, le analogie strutturali che legano tutti gli uomini del Mondo, in ogni dove e in ogni tempo.