Nell’ambito dell’iniziativa “30 libri in 30 giorni” si presenta domani, mercoledì 11 aprile alle 17.30 nell’aula consiliare in piazza Comitato a Misilmeri nel palermitano “La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista” di Ettore Sessa.
La manifestazione, promossa da BcSicilia, l’associazione che si occupa di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali e ambientali con il patrocinio di Misilmeri, continua.
Dopo i saluti di Rosalia Staderelli, sindaco di Misilmeri, l’introduzione di Ernesto Graditi, presidente della locale associazione e di Alfonso Lo Cascio, presidente regionale di BCSicilia, è previsto l’itnervento di Giuseppe DI Benedetto, professore associato al dipartimento di architettura all’università di Palermo.
All’incontro sarà presente l’autore. È appena un lustro per Marcello Piacentini, l’arco temporale che separa l’assunzione della regia progettuale per la città universitaria di Roma (1932) dall’incarico di coordinatore del gruppo di progettazione per la realizzazione del complesso urbano per l’esposizione universale di Roma (1937), ma sarà sufficiente allo svilupparsi della fase matura e per certi versi più originale, del cosiddetto Stile Littorio e soprattutto a omologare, nell’Italia fascista, la nuova idea di forma urbana.
Una forma basata su un codice di relazioni gerarchizzate fra assi e orditure varie, spazi urbani e scambiatori di direzioni, emergenze e contrappunti stereometrici, quinte e filtri architettonici, questa idea nuova metteva in atto un sistema di regole (invero non scritte ma desunte da una logica culturale strumentalmente evocata e tendenzialmente storicizzata) tarato sul principio della percezione (nella specifica variabile visuale ad uso delle discipline architettonica e urbanistica) quale atto totalizzante della conoscenza destinato, sulla scorta di una fortunata volgarizzazione operativa dell’attualismo di Giovanni Gentile, a incidere profondamente sulla cultura architettonica e sull’idea di forma urbana nell’Italia del XX secolo.
Essa sopravviverà in maniera vigorosa persino al superamento, e poi all’oblìo se non proprio alla rimozione, di quel sistema di teorizzazioni idealiste del suo ispiratore, già perdenti, nello scenario delle formulazioni del pensiero nazionale, fin dall’inizio del quarto decennio del XX secolo (non solo ad opera degli avversari ma anche dei suoi più dotati allievi per l’approdare allo spiritualismo di alcuni e con il ritorno all’immanentismo crociano di altri) eppure ancora in grado di influenzare (sia pure indirettamente o per inconsapevolezza degli stessi progettisti) alcuni dei grandi interventi a scala urbana del periodo della Ricostruzione, oltre che una aliquota considerevole di progetti non realizzati per settori significanti della città italiana della prima stagione repubblicana.
L’intenzione consociativa di Piacentini (Roma, 1881-1960) era quella di trasfigurare in chiave “collegiale” i risultati individuali raggiunti durante il primo quinquennio del regime con la realizzazione della Bergamo Nuova : una moderna visione di città, sublime e metafisica al tempo stesso, concepita come forma unitaria ma nella quale distillati archetipi dell’immaginario classicista si disponevano e prendevano forma in unità edilizie distinguibili ma rese compatibili secondo un ordine di livello superiore. Si trattava, in pratica, di un insieme urbano reso omogeneo non solamente dall’accordo fra i registri compositivi dei suoi spazi e delle sue architetture ma, soprattutto, dalla gamma di rimandi introdotti tra le loro configurazioni, riconoscibili come componenti autonome sia per destinazione che per ordinamento distributivo (anche se vincolate ad assonanze volumetriche e a corrispondenze figurali) e tuttavia concepite come parti di un tutto.
L’adesione quasi emotiva, ma non necessariamente strutturata, della ristretta compagine di eccellenze della cultura del progetto di regime all’impalcato estetico generato dalla ricaduta del pensiero di Gentile (e dalle relative derivazioni, talune delle quali assai eterodosse, maturate in seno alla sua scuola), aveva sublimato, nell’adesione al principio di “essenza unitaria della forma”, l’idea di immagine urbana del regime.
Ancora in piena Ricostruzione post bellica questo sistema di composizione alla scala di settore urbano, garantito nella sua omogeneità da codici di parti e pezzi a loro volta rivelatori silenti di un ordinamento comune di impronta superiore e di una rediviva volontà celebrativa dell’ideale di civiltà italica sovente malcelata o misconosciuta (ma spesso riproposta sotto mentite spoglie), riaffiora prepotentemente in diverse occasioni fra cui il completamento di via della Conciliazione a Roma, gli interventi di riedificazione nei centri storici di Livorno e di Parma, il progetto della strada Lombarda a Milano, l’edificazione del Quartiere Villarosa a Palermo, il concorso per la ricostruzione (e la conseguente realizzazione) degli isolati bombardati a Ponte Vecchio a Firenze e, non ultimo, il completamento del quartiere E.U.R. a Roma.
Era stato proprio quest’ultimo, nella sua originaria denominazione «E42» relativa al progetto per la grande esposizione mondiale di Roma , a suggellare un modo di pensare la città come compagine di circoscrivibili spazi urbani e di prismatiche stereometrie edilizie in simbiosi mutualistica.
Ettore Sessa nel 1981 si laurea in Architettura presso l’Ateneo palermitano, ottenendo 110/110 con lode, con la tesi Architettura e riuso nel centro storico di Alcamo (relatore prof. arch. G. Pirrone), ipotizzando la creazione di una «Borsa dei vini» nel complesso del Collegio Gesuitico.
Ricercatore dal 1985, è professore associato dal 2003 per la storia dell’architettura, presso il dipartimento di architettura della scuola politecnica dell’Università degli studi di Palermo.
Dal 2006 è responsabile scientifico della collezione Basile, di cui ha coordinato nel 1998 gli interventi di restauro dei disegni e di catalogazione dell’intero fondo della collezione Ducrot. È dal 2011 Responsabile Scientifico di tutte le Collezioni e Archivi afferenti al Dipartimento di Architettura di Palermo, tra cui il Fondo Ducrot e l‘Archivio Progetti Lo Bianco.
Ha ricoperto gli insegnamenti di Storia dell’architettura presso le facoltà di architettura di Palermo e Siracusa. Ricopre oggi gli insegnamenti di storia dell’architettura contemporanea e di storia del giardino e del pesaggio presso il dipartimento di architettura di Palermo e presso i corsi di laurea di Agrigento e Trapani.
Suoi principali interessi di studio sono: l’architettura in Sicilia dal Neoclassicismo alla Ricostruzione, l’arte dei fiardini in età Contemporanea, le esposizioni coloniali in Europa, la produzione edilizia italiana in Tunisia, architettura e città nel periodo fascista in Italia e nell’Oltremare.
Del 1981 è il suo primo volume monografico: Mobili e arredi di Ernesto Basile nella produzione Ducrot. Tra gli studi pubblicati vanno citati i volumi: Ducrot. Mobili e Arti Decorative (1989); Le chiese a Palermo (1995); Ernesto Basile. Dall’eclettismo classicista al modernismo (2002), I caffè storici di Palermo (2003) (con A.M. Ruta); Architetti, ingegneri, decoratori e costruttori italiani in Tunisia (2008); La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista (2014); I Disegni della Collezione Basile (2016) (con E. Mauro).
Oltre a partecipare a numerosi convegni e seminari internazionali con relazioni su temi di storia dell’architettura siciliana, a partire dal 1980 collabora alla realizzazione di mostre quali: la Biennale di Venezia del 1980, la XVII Triennale di Milano del 1987; «Max Fabiani – Nuove frontiere dell’architettura», Trieste 1988; «Salvatore Caronia Roberti. Architetture», Palermo 1996. Nel 2000 ha organizzato le mostre: «Giovan Battista Filippo ed Ernesto Basile. Settant’anni di architetture.
I disegni restaurati della Dotazione Basile, 1859-1929» svoltasi a Palermo ed «Ernesto Basile a Montecitorio e i disegni restaurati della Dotazione Basile» svoltasi a Roma nel Palazzo di Montecitorio. Nei trienni 2006-2008 e 2015-2017 ha fatto parte del Comitato Tecnico Scientifico ed Organizzativo dell’Associazione Nazionale Archivi d’Architettura Contemporanea (AAA Italia) di cui tuttora farà parte per un altro triennio. Dal 2007 fa parte del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione nazionale Storia della Città. Ad oggi ha realizzato 303 pubblicazioni, fra volumi, curatele, saggi, articoli, presentazioni, profili e schede biografiche.