“Design e cibo per l’identità di un territorio. Innovazione sostenibile per la mandorla di Sicilia, la calia e la ceramica di Naso”. Un progetto che va avanti dal 2014 con l’Università degli studi di Palermo all’interno del laboratorio di disegno industriale del dipartimento di architettura.
Un’idea che attraverso la ricerca ha già dimostrato di conseguire obiettivi in termini di sviluppo economico e sostenibile. La docente Anna Catania, che cura il progetto sin dall’inizio, ha spiegato che già alcune realtà del territorio siculo a seguito di questi studi, stanno avviando nuove realtà commerciali.
Ne è un esempio la zona di Roccapalumba dove gli studi sullo scarto dei Fichi d’india si sono dimostrati utili per ricavare oggetti di varia natura. Da qui l’iniziativa di partecipare ai bandi europei per avviare nuove attività nel territorio.
Quest’anno ad essere scelto è il Comune di Naso, che grazie alla sua antica e pregevole lavorazione della ceramica alletta l’interesse dei ricercatori. Ceramica e calia hanno dato spunto a nuovi quesiti e possibili reinterpretazioni e lavarozioni. Ad unirsi al manufatto artigianale si sposa benissimo la produzione di calia, di cui Naso vanta origine, produzione e commercializzazione.
Le prime ricerche potrebbero rivedere nuove realtà sull’antica produzione della ceramica. La famiglia Lazzaro che si occupo’ per secoli della lavorazione della ceramica a Naso, ha lasciato in eredità grandi lavorazioni artistiche. I Lazzaro originari di Naso fecero importanti opere anche per la Città di Palermo, attualmente denominata “Capitale della Cultura”.
Si vuole supporre che i Lazzaro siano stati tassello fondamentale per lo sviluppo e la diffusione di ceramiche in tutto il territorio siciliano. Ma questo, afferma la docente Anna Catania “è quesito di studi ancora in corso”.
Interessante diventa poi l’esito di queste ricerche. Dopo aver approfondito nascita, sviluppo e produzione di queste attività artigianali, si cercherà di immetterle nuovamente sul mercato anche attraverso nuove modalità. Tutto ciò non solo per riportare alla luce antiche e pregevoli modalità manifatturiere ed enogastronomiche ma anche e soprattutto per avviare nuovi spunti occupazionali. La calia stessa può ridiventare realtà allegorica di una pietanza tipicamente meridionale ed essere ridistribuita sul mercato dando spazio ad una più proficua commercializzazione.
Il Comune di Naso vede interessati il consigliere comunale Rosita Ferrarotto, il maestro ceramista Pierluigi Scardino, la ditta dei “caliari di Naso” che nel tempo ha continuato a portare avanti la produzione di calia, e l’assessore Filippo Rifici.
Importante diventa sottolineare come queste esperienze progettuali nascono attraverso il meccanismo del “know-how”. Infatti aziende, istituzioni e consorzi siciliani diventano anch’esse protagoniste fondamentali, al fine di ridistribuire un prodotto storico anche in termini di reinterpretazione artigianale anche e soprattutto attraverso la “valorizzazione degli scarti” che puo’ diventare anche produzione ecosostenibile.
Attualmente sono coinvolti: il Comune di Naso, la Salerno Packaging, Palermo (imballaggi in banda stagnata); Scia Packging- Aci S. Antonio Catania (imballaggi in carta e cartone); Joeplast- Casteltermini Agrigento (imballaggi in materia plastica); l’istituto per la promozione e valorizzazione della dieta mediterranea IDIMED; l’istituto professionale per i servizi alberghieri e per la ristorazione, Paolo Borsellino Palermo IPSSAR; consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio RICREA Milano; consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosa COMIECO Milano; slow food per la biodiversità onlus Cuneo; l’associazione cuochi e pasticceri di Palermo; Branciforti con un suo brand per manufatti in ceramica. Ad essere abbracciate diverse realtà che con serietà possono creare sviluppo tradizionale e moderno in un territorio a forte carenza occupazionale.
Nancy Calanna