Arriva l’ennesimo sì del Tar per gli iscritti a medicina ed odontoiatria senza aver superato il test d’ingresso se si proviene da altri corsi di laurea dell’area sanitaria.
Questa volta è il tar di Catania ad aprire un’ulteriore breccia sul numero chiuso e sulle iscrizioni a Medicina e odontoiatria senza superare il fantomatico test d’ingresso, accogliendo la tesi dei legali dello studio Leone-Fell & associati già avallata qualche settimana fa dal tar del Lazio.
“La vicenda – raccontano gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell – inizia con il ricorso di una studentessa laureata in scienze biologiche all’università di Perugia che ha aderito alla campagna legale promossa dallo studio per richiedere il passaggio a medicina.
In un primo tempo, attraverso lo staff legale, la ricorrente aveva presentato domanda d’iscrizione all’università di Messina. Dopo il rigetto dell’istanza i legali hanno impugnato il provvedimento di fronte al tribunale amministrativo regionale di Catania.
I giudici hanno ritenuto non necessario il superamento dei test d’ingresso per gli studenti che hanno un pregresso percorso universitario nello stesso settore sanitario.
Già in provvedimenti precedenti, il Tar aveva affermato che “non è obbligatorio sostenere la prova di ammissione la quale è, invece, prevista per coloro che intendono immatricolarsi al primo anno, dato che tale prova è necessaria al fine di verificare l’attitudine degli aspiranti al relativo ciclo di studi”.
Infatti – scrivono i Giudici – “il trasferimento interviene, non più sulla base di un requisito pregresso di ammissione agli studi universitari ormai del tutto irrilevante perché superato dal percorso formativo-didattico già seguito in ambito universitario, ma esclusivamente sulla base della valutazione dei crediti formativi affidata alla autonomia universitaria, in conformità con i rispettivi ordinamenti, sulla base del principio di autonomia didattica di ciascun ateneo”.
Questo è un principio che, precedentemente affermato per gli studenti stranieri, finalmente potrà essere applicato ai trasferimenti tra Università italiane diverse, ma appartenenti al medesimo settore scientifico. I Giudici, infatti, hanno condannano l’atteggiamento dell’Ateneo messinese che ha respinto l’istanza di immatricolazione presentata dai legali sulla base dell’obbligatorietà del “previo superamento di apposito test di ammissione”.
Per queste ragioni il Tar Catania ha annullato il provvedimento di rigetto dell’Università di Messina obbligandola a rivalutare la domanda di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. La campagna legale promossa dallo studio legale Leone-Fell & Associati è iniziata già da tempo e ha acquisito ancora più solidità quando, lo scorso ottobre, a ridosso delle immatricolazioni, i legali avevano fatto una scoperta straordinaria: in tutte le università italiane erano rimasti vacanti, perché non assegnati, ben 7mila posti che erano dunque disponibili per anni successivi al primo.
“Analizzando alcuni documenti ministeriali che avevamo richiesto per altre azioni legali riguardanti il numero chiuso e l’effettiva disponibilità degli atenei – raccontano gli avvocati – abbiamo scoperto che restavano vacanti, perché non assegnati, un numero elevatissimo di posti. Vista la carenza di personale medico e l’allarme lanciato da ordine e sindacato sul numero insufficiente di medici e sulla carenza di posti nelle varie scuole, ci è sembrato davvero assurdo che tutti questi posti andassero perduti. E così, per offrire un’opportunità in più agli studenti, il cui sogno è quello di diventare medico, abbiamo studiato il modo di rendere di nuovo disponibili quei posti”.
A seguito di tale scoperta, infatti, lo studio legale aveva deciso di contattare gli atenei per capire l’effettiva disponibilità di posti. E dopo la conferma delle varie università, oggi anche la conferma dei giudici del Tar Catania che hanno dato un ulteriore conferma sulla bontà della tesi sostenuta dai legali che consentirà le immatricolazioni a Medicina e Odontoiatria per chi proviene da altri corsi di laurea di area sanitaria, senza però passare dai test d’ingresso.
“Tale principio – precisano gli avvocati – non può che essere valido soprattutto per coloro che sono iscritti in facoltà affini e desiderano immatricolarsi ad anni successivi al primo, la cui attitudine è già dimostrabile con il superamento delle materie previste dal piano di studi. Siamo lieti che i giudici amministrativi abbiano sostenuto le nostre tesi e ci abbiano consentito di tutelare quello che per noi è uno dei diritti fondamentali, ovvero il diritto allo studio”.