Questa mattina a Messina a palazzo dei Leoni è stata rievocata una delle pagine più oscure e sconosciute dell’umanità che si è svolta nel 1932 e nel 1933.
Il commissario straordinario della città metropolitana di Messina, Franesco Calanna, ha aperto il convegno su “L’Holodomor in Ucraina: storia taciuta di un genocidio” con l’auspicio che i princìpi di pace e solidarietà siano sempre più i motivi ispiratori delle politiche internazionali.
Maria Angela Caponetti, segretario generale della Città metropolitana di Messina, ha ribadito la necessità di una crescita culturale e morale delle nuove generazioni per assicurare un futuro di civiltà e di convivenza civile tra i popoli basato sui valori universali della fratellanza e della tolleranza.
Massimo De Salvo, titolare del servizio trasparenza e Urp, e Rosaria Landro, responsabile dell’ufficio benessere organizzativo ed osservatorio antidiscriminazione, hanno sottolineato l’importanza della memoria storica quale strumento di stabilità delle democrazie moderne in un momento storico in cui gli equilibri mondiali sono messi a rischio da emergenze umanitarie e da scelte politiche azzardate.
È stato proiettato in sala il documentario di Fabio Ferrando e Manuel Baldini dal titolo “Holodomor, la memoria negata”, il meeting è entrato nel vivo dei suoi contenuti con la relazione del presidente della società filosofica italiana, sezione di Avellino, Giovanni Sasso che ha raccontato il periodo storico antecedente al genocifio, dino ad analizzare i fatti storici del biennio 1932-33.
Nel XIX secolo l’Ucraina era il granaio d’Europa e i contadini, chiamati kulaki, detenevano vasti appezzamenti di terreno, erano benestanti e utilizzavano i kombèdy, mezzadri scelti tra i contadini poveri. Quando nel 1922 la regione divenne parte integrante dell’Unione Sovietica fu avviato il processo di russificazione che Stalin portò alle estreme conseguenze fino a giungere al vero e proprio genocidio.
Nel 1929 fu avviato un piano di collettivizzazione forzata delle terre con lo scopo precipuo di trasferire risorse dall’agricoltura all’industria; i kulaki furono colpiti duramente da tali provvedimenti e fu sterminata la classe intellettuale per cancellare la memoria storica del Paese.
Negli anni 1932 e 1933 fu attuato lo “sterminio per fame” attraverso la requisizione totale degli animali con cui gli agricoltori potevano sfamarsi, dei generi alimentari, con l’obbligo di cedere allo Stato tutto il grano prodotto, in modo da condurli alla morte per inedia.
I numeri del genocidio racchiudono il senso della mostruosità, oltre sette milioni di ucraini (ma le stime arrivano fino a dieci milioni) perirono in pochi mesi, una strage che, in termini numerici, é superiore a quella perpetrata da Hitler contro gli Ebrei.
A chiudere l’incontro è stato il Console Generale dell’Ucraina a Napoli, Viktor Hamotskyi, che si è soffermato sulle recenti vicende storiche che, a distanza di decenni, hanno riproposto lo spettro dell’invasione russa della Crimea, regione orientale dell’Ucraina; un’occupazione che ha causato diecimila morti, di cui settemila civili, e la fuga interna di oltre due milioni di ucraini.
Nel 2008 soltanto diciannove nazioni hanno riconosciuto ufficialmente come “genocidio” quanto accaduto dal 1929 al 1933 e, il 23 ottobre dello stesso anno, il Parlamento europeo ha riconosciuto l’Holodomor come un crimine contro l’umanità ed ha fissato il giorno della memoria nel quarto sabato di novembre.
A margine dell’incontro é stata inaugurata la mostra collaterale, allestita nel Ballatoio della sede.