Una banda dedita alle truffe alle assicurazioni è stata sgominata dalla squadra mobile di Catania. Le manette sono scattate ai polsi di sette persone. Gli arrestati sono: Giovanni Pantellaro, 53 anni; Gaetano Pantellaro, 27 anni; Angelo Ragusa, 35 anni; Giuseppe Alì detto Zio Pippo per cui sono stati disposti gli arresti domiciliari. Invece, Alessandro Fichera, 43 anni, per cui è stato disposto il divieto di dimora a Catania così come Carmelo Moncada, 61 anni, detto “Melo” e Orazio Sapuppo, 43 anni, inteso “Squalo”, tutti con precedenti di polizia.
Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di compagnie assicurative e corruzione in atti giudiziari. Gli arresti arrivano dopo le indagini avviate dalla squadra mobile a gennaio del 2016 e conclusesi a gennaio del 2017.
L’associazione a delinquere era capeggiata da Giovanni Pantellaro. Le indagini hanno preso le mosse da alcune aggressioni ai sanitari in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele e dalla conseguente constatazione della presenza, nei locali dello stesso Pronto soccorso, di soggetti impegnati nel reclutamento di pazienti in attesa.
Le indagini hanno fatto emergere che il gruppo, utilizzando uno studio di infortunistica stradale in via Plebiscito, organizzava incidenti stradali per trarre in inganno le compagnie assicurative e ricevere da queste gli indennizzi.
La base operativa dell’associazione criminale era di fronte all’ingresso del pronto soccorsod ell’ospedale Vittorio Emanuele. Un accorgimento, questo, che ha consentito agli indagati di individuare i pazienti con lesioni compatibili con incidenti stradali. Queste persone venivano accompagnate durante la visita in pronto soccorso e “invitati” ad indicare un generico incidente stradale come causa delle lesioni stesse.
Molti pazienti, al momento della registrazione presso il triage, sostenevano la natura accidentale del trauma, ma, successivamente, in sede di referto medico, pretendevano che il medico di turno apponesse la dicitura “incidente stradale”.
La vicinanza fisica all’ospedale ha garantito agli associati i necessari contatti con gli instranei alla struttura ospedaliera senza necessità di pericolosi contatti telefonici.
Angelo Ragusa, formale titolare della predetta agenzia, si occupava di istruire pratiche relative ai finti incidenti, creare l’apparenza delle conseguenze materiali dei simulati sinistri e curare i rapporti con gli altri associati e con i clienti coinvolti nei falsi incidenti. In questa attività concorrevano Gaetano Padellaro, figlio di Giovanni e Giuseppe Alì, titolari dello stesso studio.
Alì, nel gruppo, ricoprira il ruolo particolare di “zio Pippo”. Si adoperava nel rintracciare la clientela ed istruirla sui comportamenti da tenere sia in merito alle vicende inerenti il sinistro. Era attivo nel reperire soggetti disposti a testimoniare falsamente in sede stragiudiziale e giudiziale e curava la delicata fase della liquidazione e suddivisione dei profitti.
Dalle intercettazioni, inoltre, è emerso che le figure di Fichera, Moncada e Sapuppo svolgevano l’attività di procacciatori che si recavano costantemente al pronto soccorso degli ospedali Vittorio Emanuele e Garibaldi per contattare pazienti che potessero prestarsi alle loro truffe.
Il modus operandi del gruppo criminale è stato reiterato per 18 diversi incidenti seguendo sempre lo stesso schema. La maggior parte delle pratiche di sinistro risultavano avviate a seguito della compilazione del c.d. modello “C.A.I.” – costituzione amichevole d’incidente – spesso compilata dagli stessi organizzatori. In detti modulari le responsabilità del sinistro erano sempre poste a carico di una sola parte con l’esclusione di ipotesi di responsabilità concorsuale. Tutti i sinistri si caratterizzavano per l’assenza di qualsiasi intervento o coinvolgimento delle Forze dell’Ordine, nonostante la presenza di lesioni traumatiche riportate spesso significative, mancando in conseguenza rilievi descrittivi, fotografici o planimetrici.
Nella misura cautelare oltre alla fattispecie associativa sono stati contestati n.17 episodi di truffa (altri sono in fase di ricostruzione), per un danno stimato in un milione di euro circa. Gli indagati sono complessivamente 64.