Si è conclusa con il sequestro di un piccolo impero economico la misura di prevenzione nei confronti di Giuseppe Guglielmino. Sotto la lente degli investigatori sono passati i beni riconducibili all’uomo, orbitante nell’area della cosca Cappello-Bonaccorsi.
Guglielmino è imparentat con esponenti di spicco del clan mafioso, essendo convivente della figlia di Orazio Pardo, noto esponente di vertice del citato sodalizio e cugino dei pregiudicati Salvatore Trepiccione e Michele Guglielmino, anche loro contigui al clan mafioso Cappello-Bonaccorsi.
Inoltre, è stato coinvolto in numerosi e gravi episodi delittuosi, tra cui associazione a delinquere di stampo mafioso, bancarotta fraudolenta e intestazione fittizia di beni.
I sigilli sono stati posti, in vista della definitiva confisca, a sei imprese operanti nella gestione dei rifiuti, oltre a beni immobili, autoveicoli, conti correnti e depositi per un valore stimato di circa 12 milioni di euro.
Ad essere sequestrate sono state la Geo Ambiente srl con sede legale a Belpasso e due sedi secondarie nella provincia di Cosenza; la Consulting business di Guglielmino Giuseppe, con sede legale a San Gregorio di Catania; la società Clean up srl con sede legale a Motta Sant’Anastasia nel catanese; la eco Logistica srl con sede legale ad Aci Sant’Antonio nel catanese; la Eco Business srl con sede a Siracusa e sede secondaria a Belpasso (Ct); la società Work uniform srl con sede legale a Catania.
Fra i beni immobili, invece, sono stati sequestrati due piani di un fabbricato in via delle Banane a Catania; il piano terra di un fabbricato in via Francesco d’Assisi a Catania; un seminterrato a Bronte in via Francesco d’Assisi; il pian terreno e il primo piano di un fabbricato a Fiumefreddo di Sicilia in via Salvo d’Acquisto; e ancora due unità immobiliari in via della Misericordia a Catania.
I sigilli anche a 11 fra auto e autocarri. In particolare, sono stati sequestrati una Audi S3 turbo; due autoveicoli Daimler Chrysler, una Alfa Romeo, una Mercedes, una Fiat Punto, un autocarro Fiat Fiorino, un autocarro Peugeot, un autocarro Unic 190 e due Fiat 500.
L’indagine, la cui difficoltà è stata determinata dalla fitta rete di prestanome utilizzata per proteggere e gestire in anonimato le aziende operanti nel lucroso settore della gestione ambientale. Si è partiti dai possedimenti formalmente dichiarati da Giuseppe Guglielmino e dal suo nucleo familiare e le reali capacità di produrre ricchezze.
Il passo successivo ha visto gli investigatori impegnati nella ricostruzione delle fila che hanno permesso di ricondurre l’effettivo controllo delle imprese e dei beni sequestrati in capo a Guglielmio. Quest’ulimo, attraverso investimenti e articolare operazioni finanziarie di dubbia liceità, ne traeva illecitamente cospicui profitti. Gugliemino è un soggetto socialmente pericloso, scaltro e particolarmente attento agli affari, con investimenti di denaro orientati alla costituzione di numerose società.
Molti dei beni mobili e immobili di Guglielmino risultavano intestati fittiziamente a terzi, per lo più parenti, ma inequivocabilmente nella disponibilità dello stesso. Adesso la magistratura dovrà decidere per la confisca definitiva dei beni sequestrati.