Tortorici (Me): 70 anni di matrimonio e una famiglia divisa

Settanta anni di matrimonio. Un traguardo importante, ambito per tanti. A raggiungerlo è stata una coppia di Tortorici: Antonino Riolo e Sara Arcodia Pignarello. Novantatre anni lui e novanta lei, entrambi lucidi e autosufficienti. Come tantissime coppie dell’epoca, 18 anni lei e 21 anni lui, hanno fatto la cosiddetta “fujitina” e poi si sono sposati, come ricordano: “in sacrestia, solo noi due, senza nemmeno i nostri genitori”.

Antonino Riolo ha lavorato come “campiere” in un grosso appezzamento di terra. Ha amministrato il fondo per decenni, fino a quando lo ha comprato per sé e la propria famiglia. Dall’amore di Antonino e Sara sono nati sei figli, due dei quali con handicap e che attualmente vivono insieme a loro e ad una badante che li accudisce. Oggi, però, hanno festeggiato i 70 anni di matrimonio con una famiglia spaccata a metà. Attorno a loro non c’erano tutti gli 11 nipoti e 3 dei loro sei figli. Una festa senza risate e con tantissima amarezza.

“Tre dei nostri figli – raccontano – non vengono più a trovarci, nemmeno quando capita che uno dei due non sta bene. Non ci parlano da anni, eppure li ho sempre trattati bene, non facendogli mai mancare nulla. Non vediamo nemmeno i nostri nipoti. Abbiamo due figli disabili e per tutelarli abbiamo fatto testamento, nominando un tutore. Non avremmo mai pensato che i nostri figli ci avrebbero portati in tribunale a quest’età”.

Invece così è stato. Lo scorso maggio i tre figli della coppia. Salvatore, Sebastiana e Giuseppe, hanno presentato un ricorso, tramite il loro legale Alvaro Riolo, per la nomina dell’amministratore di sostegno per i fratelli. In particolare, i tre sostengono che i genitori con cui convivono i fratelli “ormai ultra novantenni, hanno sicuramente serie difficoltà ad attendere a tutte le incombenze derivanti dalla condizione dei figli”.

Per questo i tre figli della coppia chiedono di poter essere amministratori di sostegno dei fratelli disabili a tempo indeterminato “affinché possano rappresentarli ed assisterli nella gestione del patrimonio e delle entrate degli stessi, nel compimento di tutte le operazioni bancarie e in particolare la gestione dei conti correnti, nonché la gestione delle scelte mediche, in ordine alla residenza e/o degli amministrandi, senza necessità di ulteriore autorizzazione”

Inoltre, Sebastiano, Salvatore e Giuseppe sostengono che gli è stato espressamente vietato di recarsi nella casa della famiglia d’origine. Una posizione diametralmente opposta a quella dei genitori che, dicono, non avrebbero voluto vedere la propria famiglia spaccata letteralmente a metà. Con loro a festeggiare le nozze di ferro c’erano i due figli disabili, la badante e un terzo figlio con la famiglia. “Saremmo stati felici– hanno detto all’unisono Antonino e Sara – di festeggiare questo traguardo con tutta la nostra famiglia riunita. È stata una ricorrenza amara per noi”.

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