I finanzieri del comando provinciale di catania hanno sequestrato beni per 30 milioni di euro a Rosario D’Agosta nato a Vittoria nel ragusano l’11 novembre 1953.
Il soggetto è ritenuto contiguo a “cosa nostra” catanese, dopo un’iniziale affiliazione alla Stidda.
Il patrimonio illecitamente accumulato da D’AGosta deriva dalla monopolizzazione, fin dagil anni Novanta, del settore della commercializzazione e installazione degli apparecchi da gioco truccati nel territorio di Vittoria. Un affare lucroso storicamente appetito alle organizzazioni criminali anche per la possibilità di riciclare denaro “sporco”.
D’Agosta era stato condannato in primo grado nel 2015 a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio perpetrato nel 2009 ai danni di Giuseppe Doilo, appartenente alla STidda.
La vicenda segnava un momento di tensione tra fazioni opposte tra rappresentanti di Stidda e Cosa nostra, culminato nell’azione di Rosario D’AGosta. Quest’ultimo non ha esitato a sparare diversi colpi di pistola verso la vittima per poi essere bloccato da altri presenti, prima che riuscisse a colpire mortalmente Doilo.
D’Agosta è stato coinvolto anche nel 2014 in una vicenda che riguardava un collaboratore di giustizia. “Fermati chè ti devo uccidere” avrebbe detto al collaboratore in merito alla sentenza del novembre 2016 che lo aveva condannato a 6 mesi di reclusione per minaccia aggravata dal metodo mafioso.
L’attività illecita, portata avanti per decenni da D’Agosta, è testimoniata anche dall’esito di diversi controlli amministrativi che hanno portato al sequestro di numerosissime “macchinette” illegali, con conseguente revoca delle licene per la gestione degli apparecchi da gioco.
D’Agosta ha continuato ad operare nel settore degli apparecchi da gioco. Le indagini patrimoniali dei militari del nucleo di polizia tributaria di Catania hanno abbracciato l’arco temporale dal 1991 al 2015. I complessi accertamenti di polizia economico-finanziaria, supportati anche da plurime e convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati dal nucleo familiare di D’Agosta e le sue acquisizioni immobiliari.
In più, in ben 12 annualità su 25 monitorate, la famiglia D’Agosta non ha dichiarato al fisco alcun reddito. Il patrimonio illecitamente accumulato è costituitao da 61 unità immobiliari ubicate tra Vittoria e Ragusa, tra cui spicca una villetta sul mare sita nella frazione di Scoglitti, nonché da ulteriori 6 unità immobiliari nei comuni di Caravate e Cocquio-Trevisago e cinque automobili.