Stato-mafia, Graziano in carcere “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia”

Alcune intercettazioni al boss Giuseppe Graviano con una telecamera nascosta fanno emergere inquietanti rivelazioni. Secondo la procura il riferimento di Graviano è in relazione alle stragi. “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia…per questo è stata l’urgenza” sussurra Graviano, il boss delle stragi, al suo compagno di ora d’aria.

Una telecamera nascosta ha registrato la conversazione. “Nel ’92 già voleva scendere, voleva tutto, ed era disturbato, perché era…(acchianavu) sono salito), nei…con quello”. Così il boss delle bombe, Giuseppe Graviano, su Silvio Berlusconi. Parole persanti che irrompono nel processo trattativa Stato-mafia.

Secondo la procura di Palermo, come riporta l’edizione odierna de LeRepubblica, Graviano sembra voler attribuire a Berlusconi la responsabilità, in qualità di mandante, delle stragi del 1992-93. I verbali sono già stati trasmessi, tramite la Dna, alle procure di Caltanissetta e Firenze che si stanno occupando delle indagini sulla stagione delle stragi mafiose che portarono alla morte anche dei giudici Falcon e Borsellino.

“Trent’anni fa, 25 anni fa, mi sono seduto con te, giusto è?”, il boss arrestato a Milano nel gennaio del 1994 è un fiume in piena contro quello che chiama il “traditore” o “pezzo di crasto che non sei altro, a vagli a dire com’è che sei andato al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste”.

Graviano in carcere parla con il camorrista Umberto Adinolfi, il compagno dell’ora d’aria nel carcere di Ascoli Piceno. Le intercettazioni sono andate avanti per 14 mesi fino all’aprile scorso. “Ti ho portato benessere – prosegue Graviano su Berlusconi – poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…dice, non lo faccio uscire più e sa che io non parlo perché sa il mio carattere e sa le mie capacità”.

E Graviano ha parlato, anche se non con gli inquirenti. stamattina i pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi, hanno depositato in udienza 5.000 pagine di intercettazioni fatte dalla Dia di Palermo.

Un mistero dopo l’altro nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia che vede fra gli imputati anche Marcello DEll’Utri, il braccio destro di Berlusconi, attualmente detenuto per scontare una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

E Graviano nell’intercettazione spiega perché nel 1993 terminarono le bombe. “Non volevano più le stragi…la montagna mi diceva, no…è troppo”. Da comprendere chi è la montagna e poi prosegue: “ci proposero il passaporto e 50 milioni”. Chi? Il boss Graviano continua ancora a vantarsi con il suo compagno di cella di aver concepito un figlio in carcere nel 1996. “Con mia moglie dormivamo in cella insieme”.

Le intercettazioni sono destinate ad aprire nuovi fronti d’inchiesta. Negli anni passati le indagini sui mandanti occulti hanno visto come indagati proprio Berlusconi e dell’Utri sia a Caltanissetta che a Firenze, ma le accuse sono state archiviate già due volte. Adesso le parole di Graviano potrebbero rimettere tutto in discussione.

Di sicuro, i pm di Palermo sono già andati ad interrogare Giuseppe Graviano in carcere lo scorso 28 marzo. A lui sono stati contestati alcuni passaggi delle intercettazioni. Il boss si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Sono distrutto psicologicamente e fisicamente con tutte le malattie che ho, non sono in grado di affrontare un interrogatorio. Quando sarò in condizione, sarò io stesso a cercarvi per chiarirvi alcune cose che mi avete detto”.

Intanto c’è già un’indagine bis sulla trattativa stato-mafia e Graviano è il primo indagato di una lista di cui al momento non si conoscono i nomi.

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