Catania: tre anni fa uccise la madre al cimitero, arrestato

Era stato lui ad uccidere la mamma per conflitti familiari. A distanza di tre anni dal rinvenimento del cadavere di Maria Concetta Velardi al cimitero di Catania, è stato arrestato il figlio della vittima. Svelato anche il movente dell’omicidio. Le manette sono scattate ai polsi di Angelo Fabio Matà, 43 anni.

Il cadavere della signora Velardi era stato trovato in un corridoio tra due cappelle, a pochi metri di distanza dalla cappella di famiglia. Era stato lo stesso assassino a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Le analisi della polizia scientifica hanno permesso di rinvenire tra la cappella di famiglia e il cadavere della donna, un sasso intriso di sangue, compatibile per forma e dimensioni con una prima aggressione che la vittima avrebbe subito, mediante uno o più colpi alla nuca e che ne avrebbe provocato la caduta a terra.

Accanto al cadavere sono stati trovati due pesanti sassi di grandi dimensioni, intrisi su un lato di sangue. Sulle pareti del corridoio gli agenti hanno trovato tracce ematiche compatibili per forma ed ubicazione con l’ipotesi che nel punto in cui è stato trovato il cadavere vi fosse stata una seconda violentissima aggressione con una serie di colpi inferti al capo ed altre parti del corpo della vittima con i due pesanti sassi trovati lì accanto.

Sul viale antistante la cappella dei Matà era posteggiata l’auto di Angelo Fabio Matà con la parte anteriore rivolta in via Acquicella. Sulla maniglia di apertura della portiera posteriore destra, è stata trovata una goccia di piccole dimensioni di sangue. Da una prima ricostruzione effettuata dagli investigatori, la vittima appariva essere stata trascinata nel corridoio, essendo stata constatata dal medico legale la presenza di abrasioni nella parte inferiore della schiena. La maglia indossata dalla vittima ha lasciato ipotizzare che la donna fosse stata trascinata dall’aggressore per ripararsi da sguardi indiscreti, mentre infliggeva i colpi di grazia.

Grazie alle indagini sono stati acquisiti univoci e concordanti indizi di colpevolezza nei confronti di Matà. Il giorno dell’omicidio al cimitero c’erano altre persone che sono state ascoltate dagli agenti impegnati nell’indagine. tre persone avevano sentito le urla della donna nel corso dell’accesa discussione con il figlio.

L’odierno arrestato aveva cercato di costruire un alibi cercando di simulare che l’aggressione alla madre fosse avvenuta in sua assenza, effettuando con la propria auto un giro che creasse un lasso di tempo sufficiente a tale scopo.

L’analisi dei tabulati ha consentito poi di affermare che la Velardi era stata aggredita nel lasso di tempo in cui il figlio si trovava all’interno del cimitero. Al ritorno al cimitero, documentato dai ponti di aggancio del cellulare, Matà ha messo in piedi la messinscena del disperato rinvenimento con le mani piene di sangue in modo da giustificare l’eventuale rinvenimento di tracce ematiche come frutto di contaminazione derivante dal rinvenimento e dalle manovre effettuate.

Secondo le risultanze della scientifica, la vittima ha graffiato con la mano destra il figlio. È stato dimostrato dalla presenza di materiale genetico riconducibile a Matà sotto due unghie della mano destra della vittima.

L’arrestato riteneva la madre un ostacolo alla realizzazione dei suoi progetti di vita personale. Dopo le formalità di rito l’uomo è stato associato al carcere di Catania piazza Lanza dove resterà a disposizione dell’Autorità giudiziaria.

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