Sabato 18 marzo i locali del polo didattico della facoltà di scienze politiche dell’università degli studi di Catania, si aprono per accogliere un originale incontro-festa in ricordo di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, nel suo IX anniversario “famiglia risorsa creativa per la fraternità” costruito da una varietà di comunità e gruppi: cristiani di varie denominazioni, buddhisti, musulmani, baha’i, indù.
Condividono tutti la proposta di Chiara Lubich, lanciata nel suo messaggio “Semi di comunione per l’umanità del terzo millennio”[1] di applicare concretamente i valori tipici della famiglia ai vari ambiti della società per costruire insieme l’unica famiglia umana.
Nel corso di tutto il pomeriggio la sala ad anfiteatro sembra letteralmente “abbracciare” con un profondissimo ascolto, “colorato” di meraviglia, i vari contributi dei rappresentanti delle diverse comunità, ma soprattutto l’esperienza globale, vissuta da tutti, di un percorso ormai in atto nella città di Catania, fatto di conoscenza reciproca, dialogo, collaborazione concreta e di grande amicizia fraterna.
“Mossi dall’interpellanza della storia” – afferma Riccardo Rodano, Coordinamento delle Religioni in Dialogo –, “vogliamo cogliere i segni dei tempi… Dialogo è anzitutto stile di vita, atteggiamento del cuore… la prima dimensione è l’ascolto delle esperienze di tutti noi… diversi percorsi spirituali sono chiamati ad unirsi, sulla base della comune radice umana, per mettersi al servizio di chi ha bisogno e costruire insieme la pace”.
Gli fanno eco Maria Grazia Vitale, Movimento Rinascita Cristiana: “Il dialogo è il punto di partenza per l’incontro con l’altro” e l’imam Kheit Abdhelafid, Comunità Islamica di Sicilia: “…Un dialogo aperto a tutti senza esclusioni… che genera comunione e diventa un’occasione per un arricchimento reciproco…capace di superare i muri che la storia ha costruito tra una religione e l’altra”.
E anche Walter Cerreti, Comunità di S.Egidio: “In un mondo come il nostro, in profonda crisi perché conflittuale… uniti con altre comunità religiose preghiamo, lavoriamo, e ci mettiamo anche in discussione per far prevalere quella pace universale di cui tutti abbiamo bisogno, particolarmente i più poveri”.
Diverse le iniziative portate avanti nella collaborazione reciproca. Lo stesso Cerreti accenna all’esperienza di accoglienza nei riguardi dei migranti – tra i partecipanti, in sala alcuni giovani del CARA di Mineo – e ai corridoi umanitari realizzati per far uscire gruppi di persone dalla Siria.
Monica Moser, Chiesa Evangelica Luterana, condivide la storia di “Granello di Senape”, una casa che accoglie otto giovani africani con permesso di soggiorno al fine di farli studiare, lavorare, renderli autonomi. E Rajehs, l’esperienza di integrazione autentica vissuta a Catania dalla Comunità Indù.
Attraverso alcune slide con stralci di Chiara Lubich, vengono in luce i valori della famiglia, sottolineati in vari modi negli interventi secondo la specificità di ognuno. Maty Venuti, buddhista, afferma: “Pensare alla famiglia come un luogo in cui ogni suo membro può crescere e creare valore. Non una famiglia chiusa come un castello, ma una famiglia aperta che segue l’ideale di contribuire all’umanità e alla società. Non una rocca fortificata, semmai un aeroplano che vola alto nel cielo.
“La famiglia, che tanto sognavamo fin dai tempi del fidanzamento, da sposati ha poi assunto una forma inaspettata rispetto ai nostri progetti, molto più varia e diversificata”, così Maria Carmen Privitera e Marcello Sambataro, Movimento dei Focolari, che toccano il cuore dei presenti con la loro esperienza di famiglia affidataria, sostanziata di accoglienza, impegno, sacrificio, in grado di risanare ferite esistenziali e di rimettere tutto in movimento. “Abbiamo 3 figli a cui vogliamo immensamente bene, che ci vogliono bene e si vogliono bene come se fossero veramente fratelli…”
Nel corso dell’incontro contribuisce a creare un’atmosfera serena e gioiosa il vivacissimo coro dell’Istituto Buddhista Italiano Soka Gakkai, mentre un momento intenso e profondo è quello della preghiera, seguita da un canto, degli induisti nei loro coloratissimi costumi tradizionali. Anche Francesco Reitano, baha’i propone una significativa preghiera sulla fraternità universale che calamita l’attenzione di tutti.
Molto coinvolgente il momento conclusivo con l’impegno di tutte le comunità a continuare il percorso di amicizia e di dialogo con più forza, più decisione, più coraggio, con attività concrete nel territorio.
Canta il coro buddhista: “… Ancora di più unità, pace, armonia, Non smettiamo mai!”
Come segno tangibile del comune impegno ad essere tutti protagonisti di un unico disegno, viene consegnato a ciascuna comunità un pezzo del mosaico che è stato esposto in sala nel pomeriggio. Sarà ricomposto il prossimo anno, nella speranza che si ingrandisca sempre di più.
Il momento conviviale è un’occasione aggiunta per approfondire l’esperienza vissuta: spontaneità, immediatezza di relazione, gioia e, espressione ricorrente, armonia.
“Un pomeriggio di infinito amore per un’unica grande Famiglia: l’Umanità”, così si esprime uno dei 350 partecipanti. E un altro afferma: “Assistere al dialogo tra culture religiose, a Catania, per me è stata una sorprendente occasione di formazione e informazione… Ho appreso l’estensione del significato ‘famiglia’ come abbraccio universale tra persone, in nome di una cittadinanza ed esperienza comuni nel mondo”.
Per Maria Grazia Spatola e Pippo Amore, Movimento dei Focolari e membri attivi del Coordinamento delle Religioni in dialogo: “Si può affermare che c’è stato un consolidamento del cammino intrapreso; si sono cementati i rapporti; c’è una maggiore consapevolezza di fare un percorso comune e una più decisa volontà di andare avanti, di “fare famiglia” e di lavorare insieme per l’accoglienza e per la pace”.
Questa affermazione si lega direttamente al pensiero espresso in apertura dell’incontro dal prof. Giuseppe Vecchio, già preside di Scienze Politiche e attualmente ordinario di Diritto Privato, “Costruire insieme il futuro dell’uomo, ciascuno con la propria identità, è una testimonianza di straordinario valore”.