Il noto imprenditore di Agrigento, Giuseppe Burgio, aveva in casa diversi reperti archeologici. Lo ha scoperto la guardia di finanza che ha sequestrato i reperti custoditi all’interno di uno degli immobili sequestrati lo scorso 16 febbraio su decreto di sequestro preventivo.
Il decreto si riferiva a due immobili destinati a civile abitazione ed altri due ad uso commerciale del valore complessivo di oltre 16,5 milioni di euro, già di proprietà della HOPAF srl, società immobiliare a suo tempo amministrata da Burgio.
La scoperta risale a quando i militari del nucleo di polizia tributaria di Agrigento, nel corso delle operazioni di immissione in possesso dell’immobile di via Minerva, condotte al seguito dell’amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Agrigento, Maria Amato, si sono imbattuti in due anfore ed un vaso antichi in bella mostra in uno degli appartamenti dove Burgio risiedeva fino al momento del suo arresto, lo scorso ottobre.
I finanzieri non hanno ricevuto risposte convincenti dalla moglie dell’imprenditore in merito alla provenienza dei reperti e sono stati contattati dei funzionari della soprintendenza ai beni culturali di Agrigento per un parere qualificato. I funzionari hanno stabilito come le due anfore, probabilmente utilizzate per contenere vino o olio, risalivano al periodo bizantino, mentre il vaso era d’epoca medievale e veniva utilizzato per gli infusi.
I coniugi Burgio sono stati tutti e due denunciati per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. A seguito del sequestro delle anfore e del vaso, che sono stati affidati in giudiziale custodia ai funzionari della soprintendenza di Agrigento per consentirne in futuro la fruizione alla collettività tutta.
Gli accertamenti sono attualmente diretti dal sostituto procuratore di Agrigento, Simona Faga.
Maria Chiara Ferraù