Sebbene le loro aziende fossero destinatarie di informazione interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Messina per precedenti penali riferibili alla criminalità rurale, avevano attestato il falso per ottenere 380 mila euro di contributi agricoli comunitari.
Per questo agenti della guardia di finanza di Enna hanno denunciato due allevatori di Sant’Agata di Militello e Tortorici, centri in provincia di Messina.
Gli imprenditori avevano attestato la disponibilità di terreni demaniali di proprietà dell’azienda silvo pastorale di Troina, precedentemente concessi sulla scorta di contratti d’affitto stipulati con l’ente per ottenere finanziamenti comunitari nel comparto agricolo.
Alla luce delle disposizioni previste dal protocollo di legalità stipulato il 18 marzo 2015 tra la prefettura di Messina e il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, l’irregolare attestazione dell’esistenza dei contratti d’affitto di terreni agricoli comporta la rescissione dei contratti da parte dell’ente concedente, in questo caso l’azienda silvo pastorale di Troina.
L’operazione, denominata “Nebros”, ha dato concreta ed effettiva attuazione al protocollo Antoci che ha esteso gli accertamenti delle forze di polizia nei confronti di tutti i soggetti in odore di mafia richiedenti provvidenze pubbliche e comunitarie a prescindere dagli importi dei contratti e delle erogazioni, abolendo la vecchia soglia dei 150 mila euro per ogni soggetto richiedente, solo al superamento della quale erano in precedenza investite per l’accertamento le autorità di controllo.
Sono stati allertati gli enti pagatori (l’Agea in questo caso) per il blocco delle procedure finalizzate all’erogazione del contributo indebito. La procura di Patti ha coordinato e condiviso tutte le fasi dell’attività operativa, emettendo gli avvisi di garanzia.
“Il protocollo di legalità ideato dal presidente del Parco, Antoci e voluto dal presidente della REgione Crocetta – commenta la notizia Giuseppe Lumia, senatore del Pd e componente della commissione parlamentare antimafia – sta contribuendo ad estirpare la malapianta della mafia agraria”.
“Fino a ieri – aggiunge Lumia – si aveva la sensazione che la mafia agraria fosse una realtà debole e in via d’estinzione. Un errore grossolano che ha consentito ai boss delle aree rurali della Sicilia di fare affari da capogiro, quasi indisturbati, con il sistema dei contributi nazionali ed europei. Le denunce fatte da Antoci, il protocollo di legalità e le iniziative messe in campo dalla regione Siciliana hanno messo in risalto le caratteristiche di un sistema criminale forte e ramificato, capace di drenare quantità enormi di risorse pubbliche e di frenare lo sviluppo sano e produttivo di molti territori dell’isola”.
Maria Chiara Ferraù