Due rappresentanti mafiosi del clan mafioso Emmanuello sono stati arrestati dagli agenti della polizia di Stato e dal commissariato di Gela nell’ambito dell’operazione denominata Redivivi II.
I due avevano tentato un’estorsione ai danni di un imprenditore impegnato nel settore della raccolta della plastica dismessa dalle serre. Questa mattina gli agenti hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Caltanissetta su richiesta della dda nei confronti di Maurizio Trubia, 48 anni e Diego Nastasi, 50 anni, già agli arresti domiciliari.
I destinatari delle misure cautelari sono indagati per tentata estorsione in concorso, aggravata dall’averla commessa avvalendosi della forza intimidatrice e del vincolo associativo derivante dall’appartenenza ad una consorteria mafiosa.
Le indagini, coordinate dalla dda nissena, erano state avviate ad aprile del 2016 sulla base delle dichiarazioni di alcuni imprenditori gelesi che avevano segnalato un tentativo di estorsione ai danni di un loro collega impegnato nel settore imprenditoriale della raccolta della plastica dismessa dalle serre nelle contrade del territorio agricolo del comune di Gela, da parte di soggetti appartenenti al clan Emmanuello che cercavano di convincere, mediante minacce esplicite ed implicite, a corrispondere loro delle somme di denaro, di ammontare non precisato, ma da determinare.
In particolare, Nastasi, su ordine di Trubia, si incontrava con l’imprenditore da estorcere ed esplicitamente gli chiedeva quale fosse la somma di denaro che era disponibile a corrispondere al suo compare Maurizio, inteso Enzo, per ogni autocarro di plastica dismessa recuperato dai serricoltori operanti nelle contrade di Bulala e Mignechi nel territorio di Gela.
I due avrebbero fatto intendere che, in caso di mancato pagamento, l’uomo non avrebbe più potuto proseguire nella sua attività di raccolta della plastica dismessa del territorio. A seguito di tali richieste, palesemente di tipo estorsivo, l’imprenditore ha denunciato alla polizia di avviare le indagini per riscontrare quanto dichiarato e trovare elementi utili per consegnare i malviventi alla giustizia.
Prezioso il contributo dell’associazione antiracket di Gela e del suo presidente Renzo Caponnetti che è riuscito ad infondere negli imprenditori il coraggio di denunciare e la fiducia nelle istituzioni.
I criminali cercavano di minacciare gli imprenditori del settore della raccolta della plastica, ma ha permesso di individuare in Maurizio Trubia l’uomo che stava cercando di riprendere le redini del clan Emmanuello.
Gli odierni indagati, avvalendosi della forza d’intimidazione e del vincolo associativo derivante dall’appartenenza alla consorteria mafiosa, abbiamo cercato di prendere il pieno controllo del territorio, cercando di monopolizzare il mercato della raccolta della plastica dismessa dalle serre, per trarne illecito profitto per finanziare le casse dell’organizzazione criminale.
Maria Chiara Ferraù