Mentre continua l’incubo dei precari in tutta Italia e in particolar modo in Sicilia, lo Stato nazionale e il governo nazionale continuano a litigare. “è in atto una vera emergenza sociale – dichiara Bruno Mancuso, senatore ed ex sindaco di Sant’Agata di Militello (Me) – e come tale va affrontata. Non è più il tempo di indugiare sul diritto soggettivo di questi lavoratori ad un impiego stabile che li affranchi definitivamente, insieme alle loro famiglie, da una situazione esistenziale dominata dall’ansia e dall’incertezza del loro futuro”.
Molti dei lavoratori precari siciliani, infatti, sono alla soglia della pensione di anzianità e per tutta la vita hanno lavorato nell’incertezza. Della vicenda dei precari siciliani se ne è parlato ieri a Torrenova nel corso di un incontro a cui Mancuso non ha potuto prendere parte, ma su cui oggi interviene con un comunicato stampa.
“E’ arrivato il momento che il governo nazionale e quello regionale la smettano di litigare e prendano immediatamente quei provvedimenti utili per assicurare un futuro certo ai precari ed un normale funzionamento delle macchine comunali”.
“Le comunità ed i sindaci che le amministrano – prosegue il senatore Mancuso – non possono più soffrire per questi disagi cronici, vere e proprie ferite aperte e sanguinanti che rischiano di lacerare il tessuto sociale in particolare dei piccoli comuni”.
Mancuso esprime perplessità in merito alla proposta di stabilizzare i precari attraverso una loro assunzione da parte di un’agenzia creata appositamente. “Credo che questa categoria di lavoratori abbia maturato il diritto di far parte del pubblico impiego, avendo svolto per decenni funzioni essenziali nei comuni per l’erogazione di servizi necessari per le collettività e per i cittadini. L’unica strada – conclude Mancuso – è quella di procedere alla stabilizzazione secondo la dotazione organica degli Enti locali a cui bisogna garantire risorse necessarie per il completamento del programma di assunzione per un definitivo inquadramento nell’organico delle amministrazioni comunali”.
Maria Chiara Ferraù