“Il liquidatore di MessinAmbiente, Giovanni Calabrò, si dimetta”. È la richiesta avanzata dalla funzione pubblica Cgil di Messina “per manifesta incapacità nella gestione dell’azienda”.
La decisione arriva dopo un incontro convocato ieri d’urgenza dalla segretaria generale Clara Crocè e dal segretario del comparto Carmelo Pino. “Diversamente sono previsti duri momenti di protesa” affermano in coro i sindacalisti.
Nel corso del confronto è emerso che la grave crisi del comparto dei rifiuti potrebbe dipendere dall’incapacità dei vertici dell’azienda a gestire l’organizzazione di lavoro e servizi. “Un caos che non fa altro che aggravare le precarie condizioni dell’azienda – dichiarano Crocè e Pino – da tempo chiediamo al sindaco e al liquidatore una convocazione per discutere di un piano straordinario per pulire la città, mettendo mano ad una organizzazione del lavoro che ormai è sotto gli occhi di tutti, fa acqua da ogni parte.
Una organizzazione – proseguono i sindacalisti – demandata all’interno senza alcun criterio. Ribadiamo che è inaccettabile che sindacato e Rsu non siano a conoscenza del numero e della distribuzione dei lavoratori nei vari servizi, dei motivi per i quali ad esempio si provvede ad affittare mezzi e non si provvede al loro acquisto, al funzionamento delle officine.
Purtroppo – prosegue la nota – spiace constatare come i vertici della MessinAmbiente e la stessa amministrazione comunale facciano orecchie da mercante, preferendo convocare riunioni per discutere del nulla, per sanare provvedimenti già assunti e non condivisi dalla Fp Cgil”.
Da oggi in poi sindacato e Rsu non parteciperanno più ad alcun incontro e “valuteremo con i nostri legali se ricorrono gli estremi per chiedere la condanna per comportamento antisindacale per la gestione delle relazioni sindacali da Giovanni Calabrò e Roberto Lisi e dello stesso sindaco. Ogni tentativo di privatizzazione del servizio verrà ostacolato dal sindacato. Nessun progetto credibile e condiviso dalle parti sociali per fare uscire dalla grave condizione in cui è ridotta la società e i lavoratori”.
Maria Chiara Ferraù