Per tutti era “la professoressa”. Una vera e propria istituzione culturale a Tortorici. Maria Joppolo, docente di pianoforte, appassionata di folklore, tradizioni popolari, amava circondarsi di giovani a cui insegnava il pianoforte, ma anche la danza folkloristica e il canto. E’ stato grazie a lei che a Tortorici negli anni Ottanta e Novanta è stato attivo un folto gruppo di giovani che, oltre a danzare tarantelle siciliane, partecipava a manifestazioni folkloristiche in tutto il territorio e animava tante serate dell’estate oricense con manifestazioni teatrali e musicali.
All’amata e compianta professoressa Maria Joppolo è stato tributato un omaggio da alcuni dei suoi ex allievi fra cui Maurizio Galati, Claudia Franchina, Andrea Vanadia, Brunello Pintabona e molti altri ancora, nell’aula consiliare Giovanni Paolo II di Tortorici (Me). La manifestazione è stata preceduta dal conferimento del premio dell’Oricense a cittadini illustri. Il sindaco, Carmelo Rizzo Nervo, alla presenza dell’ex dirigente scolastica Maria Molica Calimeri promotrice dell’iniziativa, ha consegnato le targhe a Lucietta Di Paola, già docente all’università degli studi di Messina; all’ingegnere Vittorio Barbagiovanni, all’artigiano artista Giuseppe Mirici Cappa che ha un atelier a Milano e alla memoria di Maria Joppolo.
Commovente il ricordo della professoressa, come era chiamata da tutti, fatto dal nipote Francesco Faranda, giornalista. Nel corso della serata si sono esibiti il pianista Alessandro De Salvo, il neo coro polifonico Maria Joppolo; i cantanti oricensi Andrea Vanadia e Claudia Franchina e ancora Brunello Pintabona con la sua fisarmonica, mentre Nino Ferraloro ha letto una poesia di Nello Lombardo.
A coordinare i lavori è stato l’avvocato Calogero Randazzo, ex presidente del centro Storia patria dei Nebrodi Sebastiano Franchina. Randazzo che, nel ricordare Maria Joppolo, ha detto che “senza di lei non ci sarebbe stato il museo etno antropologico che io ho fortemente voluto e che lei mi ha spinto a realizzare. Senza di lei non ci sarebbe stato il coro Ad Majora né il gruppo folkloristico. Non ci sarebbero stati, non vi sembri un paradosso e prendetelo nel giusto senso, tutti i libri di Franchina, perché Franchina, spesso avvilito, voleva gettare la spugna e lei lo incoraggiava e sosteneva, in tutti i sensi, in maniera che lui potesse continuare e ci arrivassero quel poco di nozioni che abbiamo in materia di tradizioni”. Una frase, quest’ultima, che non è andata giù al nipote di Sebastiano Franchina che porta il suo stesso nome il quale ricorda, invece, quanti libri siano stati pubblicati dal nonno e che non si tratta certo di poche nozioni, collezionate in anni di studio, condivisi con la professoressa Joppolo. “Se posso servirmi di una metafora, Maria Joppolo a Tortorici era come il liquido della birra che si versa nel bicchiere. Il resto, fatta qualche eccezione, era soltanto schiuma. E non delle migliori” ha proseguito l’avvocato Randazzo nel suo discorso fra la prima e seconda parte dello spettacolo. “La domanda che mi pongo è: chi resta tra la schiuma? – scrive Sebastiano Franchina in una lettera aperta – E’ rimasta solo quella? E’ questo che rende tanto arrabbiato Randazzo? Con queste parole l’avvocato ha sminuito l’importanza e l’operato dei soci del centro di storia patria dei Nebrodi intitolato a mio nonno e si è messo al di sopra degli altri soci che hanno contribuito in maniera fondamentale, anche dal punto di vista economico, alla nascita del centro”.
Sebastiano Franchina ricorda anche che la professoressa Joppolo c’era sempre nelle manifestazioni culturali importanti, anche se con la sua solita riservatezza e ricorda chi, come lei, non c’è più e ha fatto tanto per tramandare la storia e la cultura di Tortorici: “C’era la Joppolo, c’era Rosario Parasiliti, c’era mio nonno, Sebastiano Franchina. Chissà quante e quali altre “nozioni in materia di tradizioni” avremmo potuto avere se Maria Joppolo, Sebastiano Franchina, Rosario Parasiliti fossero vissuti ancora un po’. Sicuramente “quel poco di nozioni che abbiamo in materia – prosegue Sebastiano Franchina junior – sarebbe lievitato notevolmente”.
Di seguito la lettera aperta integrale di Sebastiano Franchina
Maria Chiara Ferraù
ALLA COMUNITA’ DI TORTORICI
In data 28 agosto 2016, Calogero Randazzo, ex Presidente (e, ritengo, ufficiosamente, anche attuale) del Centro di Storia Patria dei Nebrodi intitolato a mio nonno, Sebastiano Franchina, ha diretto una brillante ed emozionante manifestazione, durante la quale è stato conferito l’Oricense (premio che il Comune di Tortorici ha istituito su suggerimento della Preside Lidia Mollica Calimeri) ad illustri cittadini di origine tortoriciana ed è stata ricordata, in una seconda parte, la Prof.ssa Maria Joppolo, una degli insigniti.
Della Prof.ssa Maria Joppolo è stata tracciata una bella biografia ed un nipote ha addotto dei ricordi che hanno aiutato i presenti ad avere un’idea più chiara della personalità (oltre che della professionalità) della compianta Professoressa
Amava i giovani, amava la musica, amava quel che faceva. Si spendeva “forsennatamente”, dice l’Avvocato, per portare avanti le iniziative e le passioni cui dedicò l’intera sua vita.
“Eravamo in due”, dice l’Avvocato, a portare avanti iniziative: “io e Maria Joppolo. Lei mi comandava e io eseguivo”.
“Adesso”, conclude Randazzo, “mettiamo una musica che ci possa un po’ rilassare.” Il Prof. Maurizio Galati esegue l’ultimo brano al pianoforte, fuori scaletta, e, dopo i ringraziamenti dell’Avvocato, si chiude anche la seconda parte della manifestazione, in memoria di Maria Joppolo.
Poco prima, in un intervento tra la prima e la seconda parte, Calogero Randazzo, (ex) presidente del Centro di Storia Patria dei Nebrodi “Sebastiano Franchina”, si è fatto paladino della verità per “i miei concittadini”.
“É arrivato il momento”, ha detto, perché “qui, tutti si commuovono, io mi arrabbio”.
“Senza Maria Joppolo non ci sarebbe stato il museo Etno-Antropologico” (sede del Centro di Storia Patria dei Nebrodi “Sebastiano Franchina”) “che io ho fortemente voluto e che lei mi ha spinto a realizzare”. Senza di lei “non ci sarebbe stato il coro “Ad Majora”, né il gruppo folkloristico”.
E poi ancora “non ci sarebbero stati, non vi sembri un paradosso e prendetelo nel giusto senso, tutti i libri di Franchina, perché Franchina, spesso avvilito, voleva gettare la spugna e lei lo incoraggiava e lo sosteneva, in tutti i sensi, in maniera che lui potesse continuare e ci arrivassero quel poco di nozioni che abbiamo in materia di Tradizioni”
“Dirò di più”, continua Randazzo, “senza Maria Joppolo non ci sarebbe stato il convegno Timpanaro”. “C’è stato solo perché lei mi ha fortemente influenzato, senza apparire mai!”
“Questa era la dote di Maria Joppolo: non appariva mai!”
“Se posso servirmi di una metafora, Maria Joppolo, a Tortorici, era come il liquido della birra che si versa nel bicchiere. Il resto, fatta qualche eccezione, era soltanto schiuma. E non delle migliori.”
Si scusa quindi per il tono e conclude: “qui tutti si emozionano. Io invece mi arrabbio: sono cose diverse”.
Non ho una memoria così ferrea, né colleziono i discorsi di Calogero Randazzo: era forse il primo a cui assistevo (non so se per assenza mia dalle manifestazioni a cui è intervenuto). Ho voluto registrare l’audio della parte di manifestazione riguardante Maria Joppolo che, nella mia famiglia, è sempre stata vista come una donna disumanamente grande, in tutti i sensi. Una donna a cui essere grati per la vicinanza che, mi raccontano, ha sempre concesso a mio nonno e per il certosino lavoro di ricerca che portò avanti insieme a lui sulle tradizioni del nostro paese.
È vero: anche durante l’organizzazione della manifestazione in onore di mio nonno, l’anno scorso, abbiamo avuto difficoltà a trovare foto della Prof.ssa Joppolo. Anche in casa mia conoscevano la Joppolo come una donna di un’umiltà incredibile, che “non appariva mai”.
Ma lei c’era.
Un giorno, guardando i video fornitimi da Carmelo Franchina e che, durante la manifestazione dell’anno scorso, sono stati in parte proiettati, trovo la signorina Joppolo (così era da tutti affettuosamente conosciuta) insieme a mio nonno in montagna. Andavano ad assistere ed a documentare ‘a pisera: la raccolta del grano.
Un anziano signore inizia a recitare ‘nu sturneddu. Appena finisce, mio nonno si gira verso la Joppolo, che da Carmelo viene abilmente inquadrata, e le chiede: “Chista c’è no?” e lei replica sorridendo “Certu chi c’è”.
Era la sua memoria, la forza che lo spingeva, è vero.
Compare in un altro video di Carmelo Franchina la Joppolo: durante la mostra fotografica di “Tortorici com’era”. Mentre mio nonno illustra la mostra, Carmelo Franchina fa una panoramica degli ospiti e inquadra, tra gli altri, il Prof. Princiotta, la Prof.ssa Joppolo, il Prof. Parasiliti.
C’era la Joppolo, c’era Parasiliti, c’era mio nonno: Sebastiano Franchina.
Chissà quante e quali altre “nozioni in materia di Tradizioni” avremmo potuto avere se Maria Joppolo, Sebastiano Franchina, Rosario Parasiliti fossero vissuti ancora un po’. Sicuramente, “quel poco di nozioni che abbiamo in materia di Tradizioni” sarebbe lievitato notevolmente perché di materiale in giro per Tortorici ce n’era e ce n’è.
Ma, “in un momento di verità, che è necessario venga fatto”, diciamo che Maria Joppolo è andata via, Sebastiano Franchina è andato via, Rosario Parasiliti è andato via.
Sicuramente, i concittadini dell’Avv. Randazzo avranno annoverato – insieme ad altri – questi tre tra le eccezioni che formano il liquido della sua birra. E anche lui, dato che ha organizzato una manifestazione in memoria della Prima, ha intitolato il Centro di Storia Patria dei Nebrodi al Secondo (e su questo: ammetto che “Centro di Storia Patria dei Nebrodi – Sebastiano Franchina” sia lungo da scrivere, ma se si vuole lo si fa entrare sempre…!) ed è intervenuto a favore dell’intitolazione della Fonderia delle Campane al Terzo.
Oltretutto, limitandoci agli editi, i lavori di mio nonno sono ben noti ai tortoriciani e all’Avvocato, il quale sa bene che sono qualcosa in più che “quel poco di nozioni in materia di Tradizioni”.
La domanda che, quindi, mi e vi pongo – facendo mio l’invito dell’Avvocato: “non vi sembri un paradosso e prendetela nel giusto senso” – è: chi resta tra la schiuma?
È rimasta solo quella? È questo che rende tanto arrabbiato Randazzo? Se è questo lo comprendiamo.
Erano in due: lui e la Prof. Joppolo. “Lei mi comandava, io eseguivo”. Quindi, adesso, ci è rimasto solo l’esecutore?
Comprendo e condivido la rabbia dell’Avvocato. La comprendono tutti i tortoriciani che amano il loro paese e che vedono le istituzioni culturali e le manifestazioni culturali sommerse da un mare di schiuma.
Ed ha anche fatto bene l’Avvocato Randazzo a specificare che ci sono schiume migliori di altre. Sono d’accordo. Ritengo, infatti, che ci sono quelle schiume che sanno di essere schiume e non pretendono di mischiarsi al liquido e quelle altre, invece, che cercano di mischiarsi e confondersi con il liquido, auto-referenziandosi tali, e che – inevitabilmente – nel vero liquido affogheranno a causa del loro ego e nulla rimarrà di loro se non il solo sedimento, o, come si dice in dialetto tortoriciano, ‘a fezza.
Tortorici 31.08.2016 Sebastiano Franchina Jr.
P.S. In merito a quelli che possono essere i pettegolezzi cui è probabile si sia voluto alludere, questa rappresenta un’ulteriore distinzione tra uomo di cultura e fezza.
P.S.2 Se Randazzo dovesse ritenere che le sue parole da liquido sono state da me – schiuma – travisate, renda pubblica la corretta lettura del suo discorso.
P.S.3 Se Randazzo dovesse ritenere che gli scritti di Sebastiano Franchina (non solo “quel poco di nozioni in materia di Tradizioni”, ma quelli sulla Storia di Tortorici e sull’Arte a Tortorici), contengano abbagli, credo che Tortorici ed i tortoriciani si sentirebbero arricchiti da un suo volume che li renda pubblicamente noti e che proponga il giusto.