Non si ferma Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi che nella notte tra il 17 e il 18 maggio scorsi è stato destinatario di un attentato. Ignoti hanno sparato contro la sua auto dopo aver fatto fermare la macchina posizionando delle pietre sulla carreggiata. A salvare Antoci la risposta degli uomini della scorta e degli agenti del commissariato di Sant’Agata di Militello e la macchina blindata. Antoci non si dà per vinto e va all’attacco. “E’ la mafia che deve aver paura – dice – li colpiremo con legnate ancora più forti”.
“Io non mi fermo – prosegue Antoci – continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere”. Per il procuratore di Messina, Guido Lo Forte, è evidente che la mafia sta nuovamente alzando la testa. Si tratta della “terza mafia” della provincia di Messina, quella dei Nebrodi, una delle organizzazioni criminali più antiche e pericolose”.
“Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina – prosegue il procuratore – sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia, i batanesi e i tortoriciani stanno cercando di recuperare terreno e spazi”. Intanto si stanno eseguendo i test del dna sulle bottiglie molotov e sulle tracce di sangue rinvenute.
Antoci da quando è arrivato alla guida del Parco ha da subito fatto intendere che avrebbe duramente lottato contro la mafia, la stessa che per anni aveva governato i terreni demaniali guadagnando milioni di euro grazie ai contributi regionali, statali ed europei. E ora la lotta all’abigeato, le revoche delle concessioni, le frodi all’Europa, il protocollo di legalità siglato con la prefettura di Messina sono i cavalli di battaglia di Antoci che proprio non riescono ad andare bene alla criminalità locale.
E sono arrivate le prime intimidazioni e le minacce. Fino all’attentato di martedì notte. Un avvenimento forte, importante. Non era un’intimidazione, ma una vera e propria volontà di far fuori Antoci. Probabilmente i malviventi non hanno fatto però i conti con l’auto blindata e con la reazione degli uomini della scorta.
E adesso gli inquirenti sono alla caccia di mandanti ed esecutori materiali. Uno dei malviventi, vista la scia di sangue trovata nei pressi del luogo dell’agguato, sarebbe stato colpito da uno degli agenti della scorta di Antoci.
Maria Chiara Ferraù