Da oggi il bar San Domenico, nell’omonima piazza di Palermo di fronte alla chiesa Pantheon degli eroi, la palestra Body club di Via Dante e altre aziende operanti nel settore dolciario e della torrefazione del caffè, saranno affidate all’amministrazione giudiziaria.
Agenti della guardia di finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale, ha sequestrato otto aziende, immobili, automobili e decine di rapporti finanziari per un valore di oltre 15 milioni di euro.
L’attività delle fiamme gialle riguarda la proposta di applicazione di misure di prevenzione nei confronti di Francesco Paolo Maniscalco, figlio di Salvatore, appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo corso dei Mille che vanta una storia criminale di tutto rilievo sino dalla fine degli anni Ottanta.
Dalla ricostruzione del Gico di Palermo emergono diverse condanne per tentato omicidio, rapina, associazione a delinquere, stupefacenti, intestazione fittizia ed associazione a delinquere di stampo mafioso. Maniscalco era finito in manette la notte di Natale del 1993 nell’ambito dell’operazione “Angelo due” che portò all’arresto di 15 persone appartenenti ad un’organizzazione dedita al traffico di droga tra Colombia, Inghilterra e Italia.
Maniscalco nel 2000 è stato nuovamente arrestato insieme ad altri esponenti di vertice del mandamento mafioso di Palermo porta Nuova per aver organizzato una truffa da 20 miliardi di vecchie lire all’ufficio della Sicilcassa di Palermo nel 1989. Due anni dopo l’uomo venne nuovamente arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso per i rapporti privilegiati con Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò. In questo contesto, Francesco Paolo Maniscalco era emerso quale anello di congiunzione tra quest’ultimo e numerosi altri mafiosi palermitani.
Già quattro anni fa le fiamme gialle avevano indagato sugli interessi economici di Maniscalco, portando alla luce un patrimonio e diverse società a lui riconducibile, intestate a terzi. La misura di prevenzione patrimoniale applicata oggi rappresenta un duro colpo per l’economia vicina alla mafia di Palermo centro.
Tra le aziende sequestrate spicca, per valore economico e simbolico, il bar San Domenico.
Maria Chiara Ferraù