Spettacolo divertente, una miriade di personaggi interpretati unicamente da lei, Michela Andreozzi, l’attrice salita ieri sera sul palco del “Trifiletti” di Milazzo con lo spettacolo “Maledetto Peter Pan”, organizzato da “Le Alte Terre di Mezzo” nell’ambito della Rassegna teatrale QuiNteatro. La commedia, atto unico per la regia di Massimiliano Vado, è tratta dal fumetto della francese Florence Cestac, successivamente diventato uno spettacolo teatrale grazie all’attrice comica Michelle Berniere ed alla regista Marie Pascale Osterrieth. In questa versione, tradotta da Carlotta Clerici e Antonella Questa, la Andreozzi interpreta tutti i protagonisti con una verve comica, che ha fatto divertire il pubblico; il ritmo serrato della pièce, le battute sarcastiche, anche se a volte scontate, il paradosso tra comicità e realismo della vita quotidiana, ha permesso ai presenti di passare una serata all’insegna della leggerezza. Protagoniste assolute della pièce teatrale sono le corna, una realtà antica quanto l’uomo che fa emergere i diversi modi di essere dell’uomo e della donna. In “Maledetto Peter Pan”, ci sono da un lato lei, la moglie, trincerata in casa a occuparsi della famiglia, devota ai figli e al marito, dal quale dipende nonostante non ci sia più la passione bruciante di una volta, dall’altra, il marito, l’eterno Peter Pan, mai cresciuto e ancora con la voglia, nonostante sia arrivato ad una certa età, di ritemprarsi cuore e occhi grazie alla frequentazione di una giovane donna, nella rappresentazione con il cappello da fatina e la bacchetta magica, ovvero l’archetipo della donna dai mille poteri taumaturgici; e così è anche per Michela Andreozzi, che abbiamo intervistato prima dello spettacolo. Nell’intervista sostiene come l’archetipo della fatina viva ancora nell’immaginario collettivo dell’uomo, soprattutto di quello attempato, e il personaggio di “Maledetto Peter Pan” incarna tutte le caratteristiche di un uomo immaturo, di mezza età, che ad un certo punto si abbandona tra le braccia della sua segretaria, la fatina appunto, lasciando la moglie nella disperazione. “Nella Commedia c’è un elemento fiabesco: la fatina. Gli uomini attribuiscono poteri taumaturgici alle donne molto giovani, quindi alle fate. I miei amici miei ridono molto perché dopo aver lo spettacolo mi chiamano dicendo: Ma che stronzo questo. E’ uscito con una fatina!”. Lo spettacolo ha una forza: far ridere di un dramma. L’attrice comica incanta tutti battuta dietro battuta, mostrando una tecnica formidabile di recitazione e arte trasformista. Noi le abbiamo chiesto da quando ha capito di essere portata per il genere comico. Michela Andreozzi: “Da sempre. Quando ero piccola le mie amiche mi dicevano che da grande avrei dovuto fare l’attrice comica, anche se ho iniziato la mia carriera con la volontà di diventare autore, ed è così che ho cominciato a lavorare nel programma televisivo “Non è la Rai”. “Poi hai avuto modo di lavorare come attrice scrivendo anche pezzi per il teatro che hanno avuto un discreto successo. Sono state occasioni, cioè sono capitate per caso, oppure hai dovuto lottare per avere i tuoi spazi e i giusti riconoscimenti?” Andreozzi: “Sono capitate, la vita è fatta di opportunità. Io ho avuto la possibilità di svolgere i lavori che in quel momento mi sentivo di fare. Quando ho sentito la necessità ho scritto, quando mi è capitato di recitare ho recitato, e lo continuo a fare tutt’ora. Non mi dispiacerebbe comunque lavorare come regista”. “Cosa ti hanno lasciato le esperienze che ha svolto al cinema, alla televisione e al teatro?” Andreozzi: “C’è stato del buono in ogni cosa che ho fatto. Ricordo Zelig con piacere, ormai si parla di quindici anni fa, quando lavoravo con artisti del calibro di Claudio Bisio, I Fichi D’India. Il teatro è l’amore di sempre e mi dispiace che alcuni lo prendono come ripiego. Se non fanno televisione per un anno, si buttano in teatro come se avessero un vuoto da riempire, ma il teatro non è un ripiego, anche perché poi la gente non è scema, se ne accorge”. “Oggi in Italia c’è un problema di cultura, o meglio, è difficile creare occasioni in cui si fa cultura, di gente che ha in mano il potere ma non crede che fare cultura sia produttivo e investe in altro. Cosa ne pensa?” Andreozzi: “In realtà il problema è l’eccesso d’informazione. Ci sono molti artisti che si declinano nel teatro dopo aver fatto esperienze televisive, e non viceversa. Io non sono per la tradizione a tutti i costi, nel senso che accetto coloro che dopo aver fatto tanto cinema, debuttano in teatro, ma comunque, alla base hanno pur sempre una preparazione artistica importante”. Ad un certo punto in camerino irrompe il direttore artistico della rassegna, che ha ospito la Andreozzi, Giuseppe Pollicina, che consegna da parte dell’editore Pierangelo Giambra un dono all’attrice, un libro pubblicato dall’omonima Casa Editrice dal titolo “La Siciliana”, sulla condizione della donna sull’isola e dei rapporti tra uomo e donna, un regalo, che l’attrice ha gradito molto tanto da farle venire in mente un altro testo che le fu regalato all’età di 5 anni al mare in occasione del suo compleanno, e che finì di leggere esattamente un anno dopo. “E’ mai venuta a Milazzo?” Andreozzi: “No, a Milazzo mai, ma in Sicilia scendo ogni volta che posso, in particolare nella zona del Ragusano, a cui sono molto legata”. “Da quanti anni giri con questo spettacolo?” Andreozzi: “Maledetto Peter Pan ha due anni di vita mentre un altro che ho scritto io insieme ad altri due autori, “A letto dopo Carosello” è portato in giro da 6 anni”.
Rodrigo Foti