A Grosseto al teatro stabile è andata in scena la Medea per la regia di Andrea Bellocchio dal 2 al 25 novembre del 2015. A vestire i panni dell’eroina della famosa tragedia greca è stata la siciliana Sebina Montagno.
Come è stato interpretare il personaggio di Medea, madre che per vendicarsi del tradimento del marito Giasone attua una terribile vendetta uccidendo i figli di entrambi?
“Sviscerare e creare, a livello emotivo, una condizione a me personalmente (ma solo apparentemente) ignota ed inesplorata poiché non sono mai stata né madre né moglie tradita, a primo acchito non mi è apparso per nulla semplice, ma grazie all’applicazione del metodo Strasberg e all’aiuto del regista, veterano di questo, ho potuto attingere ad universi emotivi a me, come a tutti, consoni ed uterini, viscerali poiché facenti parte di quel paradigma emozionale che per quanto apparentemente multi sfaccettato e pieno cioè di innumerevoli diramazioni consta in realtà di possibilità identitarie intime ed emotive assolutamente condensate e ridotte poiché facenti parte a livello intrinseco ed innato dell’animo umano”.
Quale metodo avete utilizzato con il regista?
Con Andrea abbiamo, perciò, lavorato secondo un metodo che io chiamo Socratico – Strasberghiano tirando fuori quindi attraverso la celebre arte della maieutica quelle possibilità intimo – emotive dando loro una chances di vita. Medea è un personaggio uterino, estremo, terribile, una sorta di Medusa, una giustiziera senza pari, il lavoro è stato orientato, quindi, nella vivificazione di umoralità estreme e feroci come l’odio e la vendetta, uniti ad un profondo dolore disperante; come detto prima, lavorare, per me, su un simile terreno di universi emotivi rappresenta da sempre fonte di grande entusiasmo e coinvolgimento.