Inceneritore valle del Mela, no al referendum

Riceviamo e pubblichiamo

Il comitato Cittadini Pacesi per la Vita e l’Associazione TU.DIR.DA.I. condividono la decisione delle Amministrazioni Comunali di Condró, San Pier Niceto e Santa Lucia del Mela di non indire il referendum consultivo per la costruzione di un inceneritore.

“Sono indispensabili azioni utili per vincere la battaglia contro la realizzazione dell’inceneritore presso la centrale termoelettrica di San Filippo del Mela. Iniziative che non portano a nessun risultato concreto ma che servono solo per “lavarsi le mani” o ergersi come paladino dell’Ambiente sono nefaste per la causa.

Con sconcerto apprendiamo che altri soggetti che in questo ultimo periodo intendono interessarsi della questione ambientale non hanno analizzato che questo strumento referendario, nei modi e nei termini proposti, crea solo un danno alla battaglia portata avanti da circa un anno e mezzo da un gruppo di associazioni e comitati.

Si contesta inoltre l’istituzione del tavolo dei sindaci. Esso doveva essere allargato a tutti i comuni e anche alle altre realtà ambientaliste del territorio. Forse la questione ambientale doveva essere trattata da pochi “protagonisti”. È ben ribadire che altre Associazioni non erano al corrente di questo tavolo.

Il quesito referendario proposto e approvato dal Comune di San Filippo del Mela sembra essere scritto dalla società Edipower. Il comune filippese deve gettare la maschera e dire ufficialmente e formalmente da quale parte sta. Nessun atto è stato approvato dall’amministrazione comunale. Forse pensa che con l’ indizione del referendum si è “lavata la coscienza”?

Ci auguriamo che non si nascondino dietro questa strategia interessi personali anche di qualche “sponsor” che dalla notte alla mattina ha cambiato totalmente il modus operandi della battaglia. 

Il referendum consultivo viene indetto qualora si ritenga utile una consultazione popolare per orientare il comune su particolari decisioni oppure per dimostrare che la decisione presa dal comune non è condivisa dalla collettività. Nel nostro caso cade già l’impalcatura fondamentale dell’indizione. Le azioni si fanno studiando la questione, avvalendosi di pareri tecnici. La battaglia ambientale deve essere condotta con preparazione e cultura. Non è una lotta spot per apparire su qualche palcoscenico, sui giornali o mettersi al petto la medaglia. 

I consigli comunali di ben 17 comuni si sono espressi all’unanimità contro l’utilizzo del CSS presso la centrale termoelettrica di Archi. È un organo comunale democraticamente eletto dai cittadini. Capisco che qualcuno vuole sminuire (a convenienza) le istituzioni peró per il bene della collettività e del territorio non possiamo assolutamente avallare tesi filosofiche e prive di fondamento tecnico e giuridico.

Le delibere consiliari sono atti amministrativi con valenza, l’indizione del referendum portava immediatamente alla perdita dell’efficacia. Non é il momento di fare come i gamberi, un passo in avanti e due indietro.

È da diversi giorni che leggiamo il paragone con il referendum del 1989 sull’utilizzo del carbone presso la centrale di Archi. Un paragone  assurdo. Quel referendum è stato indetto  dalla ex  Provincia Regionale di Messina, oggi città Metropolitana di Messina ed è fondamentale precisare che non è stato assolutamente lo strumento referendario a bloccare la trasformazione della centrale, anzi dopo ben 26 anni il metano non è stato ancora utilizzato come combustibile per produrre energia elettrica. Non bisogna assolutamente illudere nessuno.

Condividiamo che attualmente l’azione più importante da mettere in campo sono la stesura delle osservazioni da inviare al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare  per contrastare il progetto presentato.

Esistono altri mezzi per coinvolgere i cittadini, altri strumenti di democrazia partecipata e siamo convinti che a momento debito saranno in primis i sindaci che ci hanno messo la faccia a promuoverli”. 

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