Dopo il nuovo sbarco di immigrati di ieri a Catania, la polizia ha fermato otto scafisti per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nonché per il delitto di omicidio volontario plurimo a seguito dello sbarco avvenuto al porto di Catania il 17 agosto.
In particolare, sono stati fermati Ayooub Harboob, 20enne sedicente marocchino; Tarek Komaa Laamami, 19enne libico; Mohamed Assayd, 18enne libico; Alì Farah Ahmad, 18 anni, libico; J.M., 16enne siriano; Mustapha Saaid, 23enne marocchino; Isham Beddati, 30enne marocchino; Abdarahman Abd Al Monssif, 18enne libico.
Tutti sono stati riconosciuti quali componenti dell’equipaggio del barcone salpato dalle coste libiche con a bordo 362 migranti provenienti dall’area sub sahariana e mediorientale.
L’intervento di soccorso è stato operato dalla nave OPV Cigala Fulgosi della Marina Militare Italiana che era intervenuta lo scorso 15 agosto e che aveva trasferito successivamente i migranti e le salme a bordo del pattugliatore norvegese “SiemPilot”, impegnato nel Mar Mediterraneo nell’ambito del dispositivo “Triton 2015”, con a bordo un militare della Guardia di Finanza, in qualità di “liasonofficerFrontex” e con funzioni di collegamento.
Le preliminari evidenze acquisite dall’equipaggio del pattugliatore, nonché le attività investigative svolte dagli uomini della Squadra Mobile e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania, che hanno raggiunto in alto mare l’imbarcazione norvegese con unità veloci della Guardia di Finanza, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei componenti dell’equipaggio individuandone anche i ruoli: HARBOOB Ayooub è risultato essere il comandante del barcone mentre gli altri membri si occupavano della distribuzione dell’acqua, della disposizione dei migranti e, in considerazione dell’elevato numero dei clandestini, del mantenimento dell’ “ordine a bordo”. Tale ultimo ruolo veniva esercitato con violenza mediante calci, pugni, utilizzo di bastoni e cinghie nei confronti soprattutto di quei migranti che cercavano invano di risalire dalla angusta stiva in cui erano ammassati e nella quale hanno trovato la morte verosimilmente per la mancanza di aria e le esalazioni dei fumi del motore.
Di fatto le modalità del trasporto nonché le condotte tenute dall’equipaggio causavano così la morte di 49 migranti Le attività degli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza – proseguite a terra d’intesa con la Procura Distrettuale della Repubblica – hanno consentito di acquisire gli elementi necessari all’adozione dei provvedimenti di fermo. Sette fermati sono stati associati presso la casa circondariale di Catania “Piazza Lanza” a disposizione dell’A.G., mentre il minore è stato consegnato al CPA di Catania, anch’esso a disposizione dell’A.G.