Operazione dei carabinieri del Ros di Catania che, insieme ai colleghi del comando provinciale hanno dato esecuzione ad un sequestro di beni nei confronti di Santo Massimino arrestato nell’indagine Iblis il 3 novembre del 2010 e condannato in primo grado il 9 maggio 2014 a 12 anni di reclusione perché ritenuto responsabile di aver concorso nella famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano.
Il valore delle 6 aziende oggetto del sequestro, attive nel settore della edilizia e nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili, è pari a circa 26 milioni di euro.
Il provvedimento è sorretto dagli esiti dell’indagine Iblis, svolta dalla sezione anticrimine di Catania in direzione delle famiglie di Catania, Ramacca e Caltagirone, che ha permesso di raccogliere decisivi elementi probatori sull’evoluzione di Cosa Nostra. Dalle indagini è emerso che Massimino in qualità di imprenditore metteva a disposizione del sodalizio mafioso la sua attività, in stretta connessione con l’allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello ed altri affiliati mafiosi di rango, partecipando alla distribuzione di lavori controllati direttamente o indirettamente dall’organizzazione criminale a cui versava anche somme di denaro permettendo ad imprese mafiose o a disposizione della medesima associazione, di partecipare alle attività economiche intraprese, da un lato ponendo e mantenendo le sue imprese nel mercato in violazione delle regole della libera concorrenza e dall’altro apportando un concreto contributo causale per la conservazione, il rafforzamento e la realizzazione anche parziale del programma criminoso di Cosa nostra.
Dalle indagini, inoltre, è emerso il rapporto tra Massimino e Vincenzo Aiello. Il primo, pur pagando la “messa a posto” ad Aiello per i lavori effettuati tramite le sue imprese, sfruttava il legame che aveva con quest’ultimo per accaparrarsi i lavori. In cambio Massimino otteneva lavori come quello per la realizzazione di un parco commerciale allo svincolo di Gravina di Catania.
Proprio il controllo di Massimino da parte di Cosa Nostra ha contribuito al deteriorarsi dei rapporti tra Vincenzo Aiello e Angelo Santapaola. Quest’ultimo, all’epoca reggente operativo della famiglia mafiosa catanese, non aveva gradito che il controllo dell’imprenditore fosse passato ad Aiello e l’argomento era stato affrontato tra i due nel corso di uno scontro il 22 settembre del 2007 alla presenza di Natale Filloramo. Qualche giorno dopo, il 26 settembre, Santapaola e Nicola Sedici vennero uccisi da altri esponenti della stessa associazione mafiosa, come emerso dalle indagini IBlis.
Maria Chiara Ferraù