Blitz dei carabinieri di Catania a Paternò. Nove persone sono state arrestate su ordinanza del Gip del tribunale etneo nell’ambito dell’operazione denominata “Slave”. È stata smantellata un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento di braccianti romeni secondo le forme del “capolarato” costringendoli con la minaccia di facili allontanamenti, al lavoro nei campi a ritmi massacranti per accrescere i guadagni dell’organizzazione.
Le indagini hanno consentito di documentare, grazie anche alle numerose testimonianze delle vittime, tra cui anche donne e minori, come la banda criminale, operativa nel catanese, raggiungeva il suo lucroso business attraverso l’impiego nei campi di manodopera già ingaggiata nel paese di origine, alloggiandola all’interno di cassoni in pessime condizioni igienico-sanitarie, per l’espletamento di mansioni sotto pagate e in assenza delle garanzie minime di tutela.
Le vittime erano costrette ad uno stato di sudditanza psicologica e poste dinanzi all’alternativa di accettare le gravose condizioni o di non prestare più la loro attività lavorativa perdendo anche i contenutissimi guadagni ricavati e dunque costrette per evitare tale pregiudizio a subire il regime lavorativo vessatorio imposto.
Le manette sono scattate ai polsi di due italiani, sei romeni e una ucraina che dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, insieme ad altri due indagati a piede libero. Uno degli indagati romeni, infine, è stato riconosciuto colpevole di aver fatto irruzione nell’abitazione di un connazionale, insieme ad un complice rimasto non identificato, e di averlo aggredito e rapinato del portafogli contenente circa 400 euro, verosimilmente per questioni legate alla disponibilità a prestare la sua attività lavorativa il giorno seguente.
In carcere sono finiti Rosario Di Perna, 59 anni; Calogero Di Perna, 29 anni; Nicu Rata, 32 anni. Ai domiciliari, invece, Nelu Radu, 41 anni, Loredana Radu, 36 anni, Tetyana Mrozek, 55 anni; Ilie Dima, 45 anni
Maria Chiara Ferraù