Catania: operazione Finalblow, 27 arresti

Su delega della Procura distrettuale della Repubblica di Catania questa mattina agenti della Polizia di Stato hanno arrestato 27 persone nell’ambito dell’operazione denominata Finalblow.

Le manette sono scattate ai polsi di: Alfio Aiello, inteso “fungia”, pregiudicato, 39 anni; Roberto Campisi, 45 anni, pregiudicato; Mario Cantone, 27 anni, già sottoposto agli arresti domiciliari; Francesco Centauro, 50 anni, detto “a signurina”, pregiudicato, già sottoposto ai domiciliari, Salvatore Francesco De Luca, 47 anni, detto “Franco rapanella”, pregiudicato, già in carcere; Carmelo Di Stefano, pregiudicato 45enne, già detenuto; Michele Giuffrida, 43 anni, pregiudicato, già in carcere;  Vito Giuffrida, 40 anni, pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali; Daniele Grasso, 45 anni, pregiudicato; Giovanni Gurreri, 50 anni, detto “Zorro”, pregiudicato, già detenuto; Giuseppe La Placa, 36 anni, pregiudicato, già in carcere; Samuel Giovanni Linguanti, 24 anni, pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali; Alfio Napoli, detto “Alfio coddu ‘i mulu”, pregiudicato 43enne sottoposto alla sorveglianza speciale di P.S.; Antonio Nigito, 40enne pregiudicato, già sottoposto alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali; Rosario Pitarà, detto “Saretto ‘u furasteri”, pregiudicato 61enne già detenuto; Mario Russo, 43enne, detto “Mario Turazzo”, pregiudicato, già agli arresti domiciliari; Eros Salvo, 26 anni, pregiudicato, già detenuto; Filippo Scaglione, 41enne pregiudicato; Pio Giuseppe Scardaci, 29 anni, pregiudicato; Sebastiano Solferino, 42 anni, pregiudicato, già in carcere; Gaetano Sortino, 50 anni, alias “Tanino puri puri”, pregiudicato; Pietro Spinale, 53enne pregiudicato, già sottoposto agli arresti domiciliari; Mario Tosto, 54 anni, pregiudicato, sottoposto alla sorveglianza speciale di P.S.,; Santo Tricomi, 39 anni, inteso “Aricchiazza”, pregiudicato, già detenuto; Giuseppe Zuccaro, 42 anni, detto “Occhi azzurri”, pregiudicato.

Tutti gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso (cosca Cursoti Milanesi), detenzione e spaccio di droga, estorsione, tentato omicidio e reati in materia di armi. Tutti reati con l’aggravante per aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà tipiche dell’organizzazione mafiosa per agevolarla.

Le indagini condotte dagli agenti della squadra mobile hanno potuto riscontrare le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, tutti già affiliati alla cosca dei Cursoti milanesi, il cui promotore fu il noto Luigi Miano, inteso Jimmy, morto nel 2005.

Le dichiarazioni di alcuni pentiti hanno consentito di tracciare un approfondito quadro del clan, documentando l’ascesa al vertice dei fratelli Carmelo e Francesco Di Stefano e i retroscena relativi all’accesa contrapposizione con il clan Cappello-Bonaccorsi che sfociò nel ferimento di Orazio Pardo. Gli esecutori materiali erano stati individuati in Francesco Di Stefano, Michele Musumeci e Rosario Angrì, già arrestati nel 2013 e Carmelo Di Stefano e Filippo Scaglione che oggi dovranno rispondere anche di tentato omicidio. L’agguato ai danni di Pardo, esponente del clan Cappello, arrestato nell’operazione Revenge, era avvenuto la sera del primo ottobre del 2009. La vittima era riuscita a sfuggire alla morte grazie all’intervento di Salvatore Liotta, suo sodale. Pardo era stato colpito al ginocchio destro e il secondo al piede destro. Il grave fatto di sangue non era mai stato denunciato alle forze dell’ordine ed era emerso nel corso delle indagini condotte dagli agenti della squadra mobile etnea.

Il tentativo di uccidere Orazio Pardo era stato determinato da contrasti tra le cosche e in particolare tra i due reggenti Giovanni Colombrita e Francesco Di Stefano, legati ai proventi di un’attività estorsiva ai danni di un imprenditore edile locale, costretto a consegnare 4.000 euro alla cosca Cursoti Milanesi e 5.000 euro una tantum a quella Cappello. Colombrita e Di Stefano per questi fatti hanno già riportato una condanna passata in giudicato. Con i provvedimenti di oggi è contestato, tra l’altro, a Giovanni Guerrari, la partecipazione nell’estorsione. L’uomo aveva avuto un ruolo rilevante nelle richieste di pizzo avanzate all’imprenditore, partecipando, quale alter ego di Francesco Di Stefano a diversi fasi ed incontri che avevano preceduto e seguito le richieste estorsive e il ferimento di Orazio Pardo.

Le indagini hanno consentito di riscontrare la piena operatività sul territorio della cosca dei Cursoti Milanesi e di mappare l’organizzazione interna. Sei squadre erano radicate nei quartieri cittadini di: Nesima-San Berillo (a capo della quale c’erano i vertici della cosca); San Giovanni Galermo dove operava Antonio Nigito; San Giorgio-Villaggio Sant’Agata, guidata da Sebastiano Solferino; piazza Carlo Alberto “Fiera”, sotto il controllo di Mario Tosto che per conto del clan si occupava delle estorsioni agli esercenti del mercato lì allocato; San Cristoforo a cui capo vi era Salvatore Francesco De Luca; Librino, sotto la guida di Mario Russo.

Tra i reati dell’associazione anche rapine, furto ed estorsioni, nonché lo spaccio di droga. proprio il traffico di droga aveva determinato nella notte di Capodanno del 2012 il ferimento a colpi d’arma da fuoco di tre giovani appartenenti a fazioni contrapposte. L’operazione ha permesso di disarticolare la cosca decapitandone i vertici tra cui Rosario Pitarà, storico esponente di rango apicale del sodalizio mafioso che ha mantenuto un ruolo di responsabilità nonostante si trovasse in carcere e che insieme a Carmelo Di Stefano e Mario Russo è stato riconosciuto come promotore dell’associazione mafiosa.

Due dei ventisette destinatari della misura restrittiva si sono resi irreperibili e sono al momento ricercati.

Maria Chiara Ferraù

 

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