Il Comune di Buccheri, nel siracusano, presenta il crepuscolo della Sicilia islamica di Carlo Ruta. L’appuntamento è per domenica 28 dicembre alle 18.00 nell’ex teatro.
All’appuntamento saranno presenti, oltre all’autore, Luana Aliana, Alessia Bianca e Gaetano Sano. Al dibattito seguirà una lettura di poeti arabi di Sicilia dei secoli X-XI; degustazione di dolci tipici e moscato; esposizione di abiti medievali e un intervento musicale.
Il libro è una indagine storica sulla fine disastrosa dell’Islam siciliano, e in particolare sulla sua dissoluzione materiale, che rimane ancora oggi una vicenda controversa e di difficile spiegazione. Caso probabilmente unico nella storia del Mediterraneo, gli oltre due secoli della Sicilia islamica non hanno lasciato, sul terreno, alcuna traccia materiale. Tutto ciò che di materiale nell’isola richiama tecniche e stili architettonici del mondo arabo (la Zisa, il chiostro del Duomo di Monreale, San Giovanni degli Eremiti e altro) è riconosciuto infatti come di epoca normanna, di un periodo cioè in cui in Sicilia gli arabi erano ormai una etnia sottomessa.
In questo «reportage» storico vengono poste allora delle domande: perché poté verificarsi e quando cominciò ad accadere questo disastro? Perché una distruzione del genere, nei modi radicali in cui avvenne in Sicilia, non si ebbe in Spagna, dove resistono oggi grandi testimonianze materiali dei secoli arabi? Oltre le oleografie con cui viene spesso rappresentata la Sicilia normanna, scorrono i modi di una violenza lunga. Scorrono, più in particolare, i modi di adozione e di attuazione di un modello aggressivo estremo, già molto prima (ed è questa una delle tesi di fondo dell’autore) che Federico II attuasse, nel corso di pochi anni nella prima metà del XIII secolo, il lavoro di sradicamento conclusivo dell’Islàm dall’isola, con i mezzi e i modi che gli studi storiografici hanno ampiamente documentato.
Questo «reportage» contribuisce allora a far giustizia di luoghi comuni e rimozioni che opprimono ancora oggi l’indagine su questa importante vicenda del Mediterraneo. Ma, leggendolo con attenzione, può offrire anche spunti di riflessione che riguardano il presente. Anche oggi viene invocato lo scontro di civiltà, si incita a guerre «giuste» contro l’Islàm e, spesso con la copertura di obiettivi «umanitari», si pianificano genocidi etnici. In altre parole, il modello violento che sempre più si è fatto strada in questi anni nell’Occidente liberal non appare, a ben vedere, del tutto distante da quello che nell’età di mezzo portò, appunto, alla distruzione materiale della Sicilia araba. Il monito che deriva da quel passato, pur lontano, è allora evidente.
L’autore. Studi storico-filosofici completati presso le Università degli Studi di Messina e Urbino. Si occupa di fenomeni sociali e criminali dell’età contemporanea. Ha studiato testi odeporici e alcuni profili storici del Mediterraneo. Ha introdotto e curato resoconti di viaggio (Ibn Jubayr, Brydone, Denon, Houel, Goethe, Maupassant e altri). Ha condotto ricerche su aspetti specifici dell’età dei lumi.