Ventotto persone sono state arrestate nel corso di un maxi blitz antidroga condotto dalla squadra mobile della polizia di Messina. L’operazione vicolo cieco ha portato all’esecuzione delle misure cautelari nei confronti delle persone accusate di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Ventitre persone sono finite in carcere, 5 ai domiciliari. Sessantaquattro in tutto sono le persone denunciate. L’ordinanza emessa dal gip di Messina arriva dopo le indagini durate quattro anni e che hanno svelato una fitta rete di traffico e spaccio di droga operante su tutto il messinese, ed hanno permesso di smantellare il sodalizio criminale considerato la principale organizzazione nella città di Messina dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
Fiumi di droga, hashish, cocaina, eroina e marijuana, acquistati in Calabria, venivano stoccati, lavorati e distribuiti nel capoluogo peloritano nel territorio della provincia e non solo, con ramificazioni anche a Catania. In particolare, l’organizzazione aveva un canale diretto con gli spacciatori del quartiere Mangialupi che poi, a loro volta, potevano contare su una propria rete di distribuzione. Secondo gli inquirenti, il modus operandi del gruppo era perfettamente organizzato in modo che nulla potesse trapelare. Comunicazioni telefoniche brevi e criptiche, luoghi di volta in volta sempre diversi ove avviare e concludere trattative, schede telefoniche “pulite” ed autovetture non sospette per il trasporto di grossi quantitativi di droga hanno protetto il gruppo fino a quando immagini ed intercettazioni ambientali e telefoniche, completate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno smantellato, pezzo per pezzo, l’organizzazione criminale.
Il lavoro degli investigatori ha portato, infatti, a scoprire dapprima i ruoli, ben strutturati all’interno del gruppo al cui vertice gli inquirenti hanno collocato Alfredo Trovato, capo indiscusso dell’associazione con il compito di pianificare tutte le strategie relative ai contatti con i fornitori, alla distribuzione della droga, all’esazione dei crediti maturati. Al suo fianco Giuseppe Arena, il suo braccio destro, mentre Salvatore Cangemi era il tesoriere per le partite di droga. Il quartier generale del clan era nelle immediate vicinanze del rione Mangialupi. Crocevia e la sala operativa un esercizio commerciale. Un vicolo cieco di quel rione, da qui il nome dell’operazione, era il luogo preferito trattative e scambi.