Le telecamere di sorveglianza, circa 40, disseminate lungo il territorio di Santa Croce Camerina, non avrebbero ripreso la Polo nera della mamma di Andrea Loris Stival il giorno della scomparsa del figlio. La macchina della madre del piccolo di 8 anni, ritrovato morto, non avrebbe mai raggiunto la scuola, ma è stata ripresa a 50 metri dalla strada che porta al Mulino Vecchio. Nello stesso luogo dove è stato trovato il cadavere del piccolo.
Il bambino non sarebbe mai arrivato a scuola, stando alle immagini delle telecamere, ma è rientrato in casa alle 08.32. Diciassette minuti dopo rientra anche la madre che esce nuovamente 36 minuti dopo, alle 09.25.
La donna ha raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall’ingresso. Ma nessuna telecamera la riprende, mentre la vettura è visibile in immagini vicino alla ludoteca dove Veronica Panarello lascia il bambino più piccolo. La mamma di Loris quindi ritorna a casa, dove resta 36 minuti. Poi esce, con destinazione Donnafugata dove deve partecipare a un corso di cucina, e l’auto è nuovamente ripresa dalle telecamere mentre transita a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, ma non si vede che direzione imbocca. A riprenderla è la telecamera di una stazione di carburanti: si vede l’auto “completare il curvone sulla sinistra, scomparendo dal campo visivo della telecamera”. Una telecamera in ‘controcampo’ di un’azienda privata riprende una vettura scura che si avvicina al Mulino Vecchio, ma la visione è sfocata e non permette alcuna identificazione. Dalla visione delle videoriprese emergerebbe quello che secondo gli investigatori sarebbe un ‘buco’ di 15 minuti. Una telecamera ha stabilito che la donna è uscita di casa alle 9.25. Per raggiungere la tenuta, hanno ricostruito gli investigatori, a un’andatura normale si impiegano circa 15 minuti. La donna, secondo questa stima, sarebbe dovuta arrivare al corso, che cominciava alle 9.30, non più tardi delle 9.40. La mamma di Loris, secondo un testimone, si presenta invece alle 9.55. E quando arriva fornisce una giustificazione che investigatori e magistrati definiscono ‘non richiesta’: “scusate il ritardo – avrebbe detto la donna – ho avuto dei problemi”.
A fare luce sul “buco” di 15 minuti non sarebbe servita la perizia eseguita sul Gps dell’antifurto satellitare che installato sulla Polo, che non conterrebbe dati. Resta il mistero del quarto d’ora oscurato. Ed è quello che vuole risolvere la Procura di Ragusa.
Gli investigatori cercano anche di capire se c’è una connessione con il ritrovamento di tracce organiche individuate sulle forbicine trovate nell’abitazione della vittima. E poi si lavora anche sulle fascette di plastica consegnate due giorni dopo il ritrovamento del corpo di Andrea Loris alle due maestre del bambino dalla madre del piccolo. Fascette che, però, le maestre smentiscono di aver mai chiesto al bimbo di portare a scuola e che sono state consegnate in questura.