Catania: lotta al lavoro nero, 3 denunce

Tre persone denunciate, sei lavoratori in nero scoperti, un’attività lavorativa sospesa e sanzioni per quasi 66 mila euro. Sono i numeri di un’operazione di contrasto al lavoro nero condotta dai carabinieri di Catania.

In particolare,  i militari del nucleo ispettorato del lavoro e del comando provinciale di Catania hanno controllato 4 cantieri edili, tre esercizi commerciali e uno studio medico rivelando la presenza di sei lavoratori in nero privi di alcuna tutela assicurativa e previdenziale.

Per una ditta è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale per il riscontro di una percentuale di lavoratori in nero pari o superiore al 20% della forza lavoro presente. I carabinieri hanno già emesso il provvedimento di revoca perché il datore di lavoro ha immediatamente regolarizzato i lavoratori.

Le 3 denunce per committenti e datori di lavoro, delle presunte ditte trovate nei cantieri, sono scaturite dalle seguenti violazioni: la mancata verifica dell’idoneità tecnico professionale delle imprese; l’aver allestito ponteggi non a norma; l’aver omesso la redazione del piano operativo di sicurezza; la mancata formazione e sorveglianza sanitaria dei dipendenti;la mancata consegna dei dispositivi di protezione individuale.

Lavoro regolare, formazione, addestramento, corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e sorveglianza sanitaria sono elementi fondamentali su cui non si può transigere.

Principi che dovrebbero essere già divulgati nelle scuole primarie per inculcare tra gli studenti la cultura del rispetto per l’essere umano-lavoratore.

L’attività operativa non si è fermata solo sulla sicurezza sul lavoro ed è proseguita sulle tutele legislative in materia di lavoro. Ne è scaturito che 3 datori di lavoro sono stati denunciati per aver utilizzato impianti di videosorveglianza in assenza di accordo con le rappresentanze sindacali, ovvero, senza l’ autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro.

Il problema che emerge non è di poco conto, in quanto da un lato vi sono legittime esigenze di prevenzione e contrasto del crimine da parte dell’imprenditore, dall’altro le altrettanto legittime esigenze di privacy della popolazione e del lavoratore sui luoghi di lavoro.

A conclusione delle attività sono state contestate sanzioni amministrative e ammende per complessivi 66.000 euro e recuperati contributi previdenziali ed assistenziali per 5.700 euro.

Maria Chiara Ferraù

 

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