Secondo la famiglia, Andrea Galati Rando non è si è suicidato a Battipaglia. Non voleva togliersi la vita. Sarebbe stato assassinato. Per questo è stata aperta un’inchiesta e martedì a Messina al Papardo il dottor Giovanni Zotti eseguirà l’autopsia sul corpo del 28enne di Rocca di Caprileone.
A sostegno della tesi del genitore un elenco di particolari che non combaciano con la prima versione. Tra l’esposto presentato da Vincenzo Galati Rando e i primi rilievi della polizia ferroviaria di Battipaglia, ci sono alcuni aspetti che non tornano con l’ipotesi del suicidio. Innanzitutto il cadavere non è stato trovato a ridosso del passaggio a livello, ma a un Km da Fosso Pioppo, in prossimità del ponte della ferrovia sul fiume Tusciano ed un chilometro e mezzo dalla stazione ferroviaria di Battipaglia. Avrebbe quindi dovuto percorrere un lungo tratto a piedi, indossando per altro delle infradito, in poco più di sette minuti senza incrociare altri convogli che transitano a ritmo pressoché continuo.
Inoltre, nella zona del ritrovamento del cadavere c’è una fitta vegetazione e non ci sarebbero altri accessori agevoli alla linea ferrata se non dalla stazione o dal passaggio a livello. Gli inquirenti, inoltre, riferiscono che gli occhiali sono stati trovati appoggiati su un muretto di cemento che delimita la linea e sempre a distanza dal corpo è stato trovato uno dei due cellulari di Andrea, che attualmente sono sotto osservazione.
Sotto la lente d’ingrandimento anche tutto il tragitto che la vittima avrebbe fatto da Mercato San Severino a Battipaglia.