Per tradizione i vecchi saggi tramandano valori alle nuove generazioni: lo sa bene il poliedrico Giuseppe Messina, che, indossando ancora una volta i panni dello scrittore, nel suo ultimo poemetto dal titolo “Il testamento di Odisseo” esorta i giovani a vivere la pluralità di valori positivi tramandati dai nostri avi. All’Auditorium San Vito al cospetto di un numeroso pubblico si è svolta la conferenza di presentazione, moderata dall’editrice Giulia Carmen Fasolo. Importanti sono stati rispettivamente gli interventi del Presidente dell’Associazione Culturale “Giuseppe Garibaldi” Carmelo Cicero nell’evidenziare la viva partecipazione del suo sodalizio a tutti gli eventi nella città del Longano; del Vicepresidente della Pro Loco “Manganaro” Giuseppe Giunta, il quale, parlando a nome dell’organizzazione, di cui è parte, si è detto onorato d’essere vicino al movimento di divulgazione culturale facente capo ad un maestro di vita, quale è Giuseppe Messina; di Giuliana Perrone, presidente dell’associazione “PhilicusArte”, ben disposta a promuovere l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni e nell’auspicare a Giuseppe Messina tanto successo per il suo nuovo lavoro.
Ad esporre un giudizio critico ed analitico ci ha pensato la scrittrice Graziella Lo Vano sottolineando lo stile anticonformista del protagonista Odisseo, coincidente peraltro con lo stesso autore, il quale parla con voce serena, quasi sommessa, recando un messaggio di speranza frutto di un viaggio filosofico attraverso componenti e luoghi, che nessuno ha osato esplorare. Ella ha palesato come l’ode in realtà sia un manifesto evocante vetuste virtù, ma dalla lampante attualità.
L’assessore comunale alle politiche culturali, Raffaella Campo, ha definito Odisseo l’eroe antico più moderno, caratterizzato dalla metafora dell’attuale condizione esistenziale. Il filosofo Carmelo Eduardo Maimone ha soffermato l’attenzione sulla ricerca della verità su cui è concentrata la finalità della lirica, essendo il personaggio mitologico innamorato del senso d’avventura. È stato Giuseppe Messina infine a rendere noto il suo intento orientandosi da una quartina dantesca dell’“Inferno”, allorquando il vate fiorentino si rivolse ad Ulisse, il quale gli disse d’avere sete di conoscenza ed, avendo contezza del suo tragico destino, scrisse una memoria da tramandare ai posteri spingendoli a progredire nello studio e nella cultura. Così Giuseppe Messina s’incarna nel mito eroico dell’Itacese diventando uno strenuo guerriero disposto ad immolare se stesso per amore degli intramontabili valori morali espressi in ogni tempo dalla cultura.
Rodrigo Foti