Dodici persone arrestate. È questo il risultato dell’operazione San Valentino condotta dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta. E’ stata fatta luce su alcuni omicidi di mafia degli anni Novanta, nel corso della cruenta guerra di mafia che imperversò nella provincia Nissena. La polizia ha oggi individuato mandanti ed esecutori materiali di diversi omicidi.In particolare, gli investigatori hanno ricostruito gli omicidi di Francesco Pepi, Giuseppe Vacirca e Gaetano Campione. Tutti e tre erano stati assassinati a Niscemi, tra il febbraio del 1989 e l’ottobre del 1990. Ricostruito anche il tentato omicidio di Rocco Filippo Riggio avvenuto a Caltagirone a marzo del 1992. I delitti erano maturati nel contesto della cruenta guerra fra i gruppi mafiosi di Cosa nostra nissena e della Stidda, egemone nell’area di Gela.
Fra tutti gli omicidi, quello che suscitò maggior clamore fu l’assassinio di Francesco Pepi, commerciante di Niscemi, ucciso il giorno di San Valentino (da qui il nome dell’operazione), perché si era rifiutato di pagare il pizzo agli emissari di Cosa Nostra, esortando con il suo esempio anche altri imprenditori a seguire la strada della legalità e a ribellarsi al giogo del pizzo. Nel 2003 Pepi è stato riconosciuto vittima di mafia. La sua uccisione era stata decisa, pianificata ed eseguita con l’approvazione diretta dei vertici locali di Cosa nostra, tra cui il boss Piddu Madonia, storico capo di Cosa nostra nissena. L’assassinio di Pepi fu un chiaro segnale che non poteva essere ammesso dalla mafia nessun segno di dissenso e di insofferenza da parte degli imprenditori del luogo.
Vincenzo Vacirca, invece, ucciso nel novembre del 1983, è stato assassinato per vendicare l’omicidio di Salvatore Arcerito, capo storico di Cosa nostra ucciso, secondo i suoi sodali, dal fratello della vittima, Giuseppe Vacirca, anche lui poi assassinato ad agosto del 1990.
Le indagini si sono avvalse anche dei collaboratori di giustizia che negli anni hanno fornito informazioni importanti. In particolare si tratta di Antonino Pietrolo, Ciro Vara, Gaetano Trainito, Emanuele Celona, Angelo Celona e Giuseppe Trubia. La faida tra Cosa nostra e Stidda ha portato ad una serie di fatti di sangue negli anni Novanta, fra cui l’omicidio di Gaetano Campione, avvenuto ad ottobre del 1990, individuato dal clan avverso come l’autore del tentato omicidio di Salvatore Calcagno e Antonino Pitrolo. Lo stesso movente per il tentato omicidio di Rocco Filippo Riggio, nel marzo del 1992,, anche lui appartenente alla Stidda che operava sul territorio di Riesi, in provincia di Caltanissetta. Alle indagini hanno collaborato le squadra mobili delle questure di Udine, Potenza, L’Aquila, Pesaro-Urbino, Milano, Perugia, Ascoli Piceno, Terni, Padova e Pavia.
I provvedimenti hanno raggiunto: Giuseppe Madonia, detenuto nel carcere de L’Aquila; Alessandro Barberi, di Gela, nel carcere di Tolmezzo in provincia di Udine; Antonio Rinzivillo, gelese detenuto a Tolmezzo; Salvatore Calcagno, nato a Niscemi e detenuto a Melfi in provincia di Potenza; Salvatore Burgio di Gela detenuto a Sulmona nell’aquilano; Vincenzo Minardi di Gela, nel carcere di Fossombrone, nella provincia di Pesaro-Urbino; Pasquale Trubia gelese attualmente nel carcere milanese ICR di Opera; Giovanni Passaro, detenuto a Spoleto in provincia di Perugia; Pino Cammarata, nato a Riesi e detenuto ad Ascoli Piceno; Vincenzo Cammarata di Riesi e nel carcere di Terni; Francesco La Rocca originario di San Michele di Ganzaria e detenuto a Padova e Carmelo Tasca, gelese detenuto a Voghera in provincia di Pavia.
Gli arrestati dovranno rispondere, a vario titolo, degli omicidi di Giuseppe Vacirca, Gaetano Campione, Francesco Pepi e del tentato omicidio di Rocco Filippo Riggio.
Maria Chiara Ferraù