Alla scuola pubblica in 5 anni sono stati sottratti 22 miliardi di euro, gli ultimi svariati milioni nell’autunno 2013 per via delle politiche europee d’austerità, alle quali Aut si è sempre opposto con nettezza e decisione, con la mobilitazione dell’11 Ottobre e la giornata informativa sull’austerità il 15 di Novembre nelle Scuole.
A questo, è poi seguita una campagna di informazione all’interno delle scuole occupate sul perché l’austerità è un insieme di misure economiche da respingere, per favorire invece l’ampliamento della spesa pubblica volta al finanziamento dei settori pubblici principali, in primis la Scuola Pubblica. L’esempio lampante è la Francia, che di questi tempi ha avviato un ingente manovra di riforma del sistema universitario nazionale stanziando circa 20 miliardi di euro, ampliando la propria spesa pubblica.
Pasquale Andrea Calapso, portavoce del Movimento Studentesco Aut, dichiara in proposito: “Non ci stancheremo mai di ripetere che è falsa la tesi per la quale uno Stato per uscire dalla crisi deve risparmiare e tagliare; uno stato per uscire dalla crisi deve spendere, finanziare i settori strategici, migliorare il mondo del lavoro abbattendo precarietà e disoccupazione, alzando i salari e le pensioni e ridando fiato alla domanda interna, avviando ingenti riforme volte al risanamento dell’industria nazionale, che migliorata e riformata con adeguati finanziamenti, potrebbe portare l’Italia a ricominciare a vendere prodotti sul mercato, com’era con le automobili ancora fino agli anni ’90. Il debito pubblico non è il problema; ogni stato ha un debito pubblico, anche gli Stati più avanzati hanno debiti pubblici elevatissimi; controllare per credere.”
Di conseguenza, Aut non può che esprimere la propria condanna nei confronti della natura stessa del contributo volontario. Spieghiamoci meglio: “E’ inaccettabile – dichiarano Claudio Libro ed Emanuele Paleologo – che per sopperire alle carenze di fondi causate dal massacro operato ai danni della Scuola Pubblica dalla nostra classe politica, si richiedano grandi contributi, spesso sottacendo la loro facoltatività, spesso superiori ai 100 euro, agli studenti.” Continuano i portavoce: “Le famiglie già pagano fior di tasse allo Stato per ricevere in cambio servizi di varia natura, in primis il servizio gratuito rappresentato dalla Scuola Pubblica; eppure vediamo come i soldi dei nostri genitori finiscono in pensioni d’oro, vengono stanziati nel Fondo Salva Stati (invitiamo i lettori ad approfondirne la natura), vengono utilizzati per sperperi o per finanziare strumenti di morte come gli F-35.. e la Scuola chi la paga? Sempre i nostri genitori, col contributo volontario”.
Insomma, il popolo (o il povero, tanto ormai cambia poco) paga sempre due volte. Siamo dell’idea che la Scuola Pubblica italiana debba essere urgentemente finanziata massicciamente dallo Stato italiano con l’investimento di diverse decine di miliardi di euro che risolvano urgentissimi problemi, presenti anche in Provincia di Messina (Liceo Valli di Barcellona, Istituto Antonio Maria Jaci, ITN Caio Duilio o ITI Verona Trento di Messina centro) di edilizia scolastica, di finanziamento per corsi di potenziamento e recupero extra curriculari, per risolvere il problema del caro-libri o del caro-trasporti per studenti, tramite soluzioni per le quali lo Stato dovrebbe assumere una posizione di netto e deciso aiuto alle famiglie, esentandole da costi eccessivi e facendosene carico.
“E’ proprio in quest’ottica – dichiara Sonny Foschino, Presidente dell’Associazione SocioCulturale Peppino Impastato – che nell’Ottobre di quest’anno Messina ha lanciato al resto della Sicilia una battaglia di portata storica, ossia la Legge Regionale al Diritto allo Studio; un’altra tappa fondamentale del percorso verso la Legge Regionale è stata la manifestazione del 2 Dicembre, che ha poi dato il via alle occupazioni dei licei messinesi, trasformatisi, fatta eccezione di alcuni, in validi laboratori di analisi politiche ed economiche, in grado di comprendere le esigenze della Scuola Pubblica, di formulare pesanti critiche ad assurde misure restrittive per gli studenti universitari, come il Numero Chiuso, e di inserirsi in un percorso di definitiva elaborazione e stesura di quelli che saranno gli articoli della suddetta Legge, creata proprio per cercare di risolvere le attuali carenze del sistema scuola siciliano”